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Giuseppe Tirone bruciato vivo dopo una lite a Cervinara, il vicino evita l’ergastolo

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Davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Avellino, presieduta dal dott. Gian Piero Scarlato, si è svolta l’ultima udienza del processo di primo grado che vede imputato Massimo Passariello, 40 anni, di Cervinara. L’uomo, difeso dagli avvocati Vittorio Fucci e Domenico Cioffi, era accusato dell’omicidio volontario aggravato di Giuseppe Tirone, 51 anni, anch’egli di Cervinara.

La Corte, recependo in larga parte le tesi difensive, ha escluso l’aggravante dei futili motivi, riconosciuto le attenuanti generiche – nonostante i precedenti penali dell’imputato – e stabilito che queste fossero prevalenti rispetto all’aggravante della crudeltà, evitando così l’aumento di pena previsto per tale circostanza. Passariello è stato quindi condannato a 16 anni di reclusione, una decisione molto distante dalla richiesta del pubblico ministero, la dott.ssa Annecchini, e dei legali delle parti civili, Pierluigi Pugliese, Mario Cecere, Nicola De Maria e Stincone, che avevano sollecitato la condanna all’ergastolo.

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Nel corso dell’udienza, gli avvocati Fucci e Cioffi hanno tenuto lunghe arringhe, insistendo sull’assenza dei futili motivi e sulla necessità di riconoscere le attenuanti generiche, posizioni che la Corte ha poi ritenuto fondate.

Secondo la ricostruzione accusatoria, Passariello avrebbe cosparso Tirone di liquido infiammabile al termine di un alterco, appiccando successivamente il fuoco. La vittima fu trasferita al Cardarelli di Napoli, dove morì dieci giorni dopo a causa delle gravissime ustioni riportate.

Pur considerando il risultato ottenuto significativo, la difesa ha già annunciato l’intenzione di proporre appello, con l’obiettivo di ottenere ulteriori riduzioni di pena o, eventualmente, l’assoluzione dell’imputato.

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