Un imprenditore ha denunciato gli estorsori del clan Licciardi che si sono presentati al cantiere edile situato nella Masseria Cardone. Il suo coraggio ha portato al fermo, disposta dalla Dda di Napoli, del ras Pietro Izzo e dei suoi emissari Giovanni Napoli e Luca Gelsomino, infatti, la scorsa settimana ha presentato la denuncia agli agenti di polizia.
“Sono molto preoccupato di questa situazione, temo per la mia incolumità e per quella della mia famiglia e che possano fare danni alla mia attività. Credo che Napoli e Gelsomino mi abbiano avanzato la pretesa estorsiva per conto di Pietro Izzo e che il mio incontro con lo
stesso il giorno precedente alla visita dei due uomini presso il cantiere della Masseria Cardone siano assolutamente collegati. Temo seriamente per la mia incolumità perché so per certo che Izzo, Napoli e Gelsomino fanno parte di un clan camorristico collegato al rione della Masseria Cardone e, quindi, le loro richieste e minacce possono effettivamente essere seguite da ritorsioni anche nei confronti della mia famiglia che, proprio nella Masseria Cardone, vive“, queste la parole pronuncia dall’imprenditore.
Estorsioni a tappeto a Secondigliano, caccia al ras del clan Licciardi
È l’unico che manca all’appello. Si tratta di un altro personaggio di assoluto valore criminale della mala di Secondigliano, è il ras Izzo, il terzo destinatario del decreto di fermo eseguito ieri dagli uomini della squadra mobile (dirigente Giovanni Leuci) e del commissariato di Secondigliano (guidato dal vice questore aggiunto Tommaso Pintauro) nei confronti di Giovanni Napoli e Luca Gelsomino.
Con queste accuse sono stati fermati Giovanni Napoli e Luca Gelsomino, esponenti del clan Licciardi della Masseria Cardone. Per loro l’accusa di aver taglieggiato un imprenditore edile impegnato in alcuni lavori di ristrutturazione su uno stabile a Secondigliano. Secondo la prima ricostruzione, gli estorsori avrebbero avvicinato l’uomo imponendogli di pagare due rate per poter continuare a svolgere il proprio lavoro.