Undici anni. Undici lunghissimi ed emozionanti anni. La piazza partenopea ha avuto tempo e modo per immaginare la dimensione del “sempre” o il significato di “appartenenza”. Le curve del San Paolo ci sono arrivate con largo anticipo al sentimento necessario e sufficiente alla consacrazione di un giocatore che non è solo tale. Non lo è mai stato, del resto. Ogni estate, nonostante le notizie, gossip e asta di calciomercato, i tifosi e il Club sono sempre partiti da un assunto, un punto fisso: Marek Hamsik ci sarà anche la prossima stagione (qui un articolo emozionale). Nel tempo, com’è sacrosanto che sia, è diventato un mantra. Hamsik ci sarà. Punto. O, forse, no. Il Napoli sarriano avrebbe dovuto consacrare la gloria di qualcosa che ha avuto dell’incredibile. Con la gloria, allora, anche i saluti sarebbero stati accettati. Capiti. Forse anche giustificati. Però poi, San Siro, il disastro di Orsato. Poi Firenze. E, niente.
L’asta è tra tre club cinesi
Poi, la tempesta aureliana. Via Maurizio Sarri, in una nebbia densa fatta di mezze verità e mezze falsità. Poi, “benvenuto Carlo!“. Sbigottimento, incredulità. Intanto, nella confusione, è crollato anche il mantra di sempre. Quello di Marek Hamsik. Il Capitano ci sta pensando, il Napoli anche. Come ha detto Mister Sarri, «meglio far finire le storie quando sono belle». E allora, occhio interessato alle offerte monstre che arrivano dalla Cina, un mondo calcistico che tende la mano al progresso a suon di milioni. Il Guangzhou Evergrande si è ritirato dall’asta, parola di Fabio Cannavaro. All’asta si è aggiunto l’altro Guangzhou, l’R&F. Giocherà al rilancio contro lo Shandong Luneng di Pellé e il Tianjin Quanjian di Paulo Sousa. Aurelio si starà sfregando già le mani. Avidamente. Giustamente.