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lunedì, Giugno 17, 2024
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“Ho pranzato da mia madre col cadavere di Giulia in auto”, il retroscena svelato da Impagnatiello

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Dopo aver confessato in aula l’omicidio di Giulia, Impagnatiello ha iniziato a raccontare le fasi del delitto.

Dopo essere tornato a casa in attesa del rientro di Giulia dopo l’incontro con l’amante, Impagnatiello ha raccontato di aver fumato cannabinoidi: “Giravo per casa, sono sceso a camminare, ho fumato, credo di essermi fatto una doccia. Ho cercato di mangiare ma non ci riuscivo. Stavo facendo tutto e non facevo niente. Ero molto agitato per il trauma della mia vita distrutta, della mia immagine distrutta, dei familiari, di tutti. Alla domanda del pm Menegazzo se avesse spostato i mobili nell’attesa di Giulia, ha risposto di “non averlo fatto“. Il riferimento degli investigatori è legato all’assenza di macchie sul tappeto e sul divano di casa.

Giulia è entrata in casa e c’era un clima distaccato. Abbiamo parlato un quarto d’ora senza toni accesi. In quel momento lì non potevo trovare più giustificazioni, non potevo più trovare altre verità. Giulia era la mia vita, mi disse che se ne sarebbe andata via di casa, che sarebbe tornata a Napoli e che io di quel bambino non avrei mai più avuto notizia, non avrei mai saputo se avesse avuto gli occhi chiari o castani. Tirava fuori la realtà dei fatti nel confermarmi che la nostra relazione era finita e che non avrei mai visto il bambino. Così, ha distrutto definitivamente ogni mia ancora di salvataggio, ogni appiglio a cui potere aggrapparmi“.

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E a quel punto cosa fece?“, ha chiesto il pm.
Andai di nuovo in doccia, siamo intorno alle 19.20-19.25. Poi, cercai di mangiare qualcosa, un panino, qualcosa di pronto. Non avevo appetito era soltanto per tenermi occupato. Ho lasciato spazio a Giulia in cucina, lei era in camera da letto, erano le 19.35. Io ho girato per casa, poi mi sono stabilizzato in sala. Giulia stava preparando qualcosa per sé, io ho udito un piccolo lamento, stava tagliando un pomodoro: si era fatta male a un dito. In un cassetto nella parte bassa della sala c’erano i cerotti e lei è andata verso quel cassetto. Le ho domandato cosa si fosse fatta, non mi ha detto nulla. Continuava a non rispondermi come se non esistessi, era ciò che lei provava in quel momento. Ero invisibile ai suoi occhi. Mentre lei era abbassata verso il cassetto, io ero in piedi. Sono rientrato in cucina e ho visto che c’era un coltello. Mi sono posizionato immobile alle spalle di Giulia in attesa che si rialzasse. L’ho colpita“.

Impagnatiello si è poi fermato: “La colpii al collo. Non ho mai saputo quanti fossero i fendenti, l’ho saputo da un servizio televisivo. Il numero dei colpi non sarà mai una informazione a me disponibile“.

Ho accoltellato Giulia nella sala, davanti al mobile della tv. Era frontalmente verso di me. Tutto è avvenuto prima delle 20“.
Giulia ha tentato di difendersi?“. “Non ce n’è stata l’occasione. “Dopo l’omicidio avvolto da uno strato di insensata follia, con azioni illogiche tentai di fare sparire il corpo di Giulia cercando di dare fuoco al cadavere nella vasca da bagno. Ho trascinato il corpo dalla sala alla vasca“.

Poi, ha raccontato di aver spostato il cadavere dalla casa alla cantina. “Era come se una parte di me cercasse aiuto, cercasse di essere vista da qualcuno. Perché ho spostato il suo corpo attraverso quattro rampe di scale, in una palazzina abitata da molte persone. Era come se sperassi che qualcuno mi vedesse, un vicino di casa, qualcuno che portava la spesa, come se volessi che qualcuno mi fermasse, mi scoprisse“.

Agli atti dell’inchiesta, come ha chiesto il pm Alessia Menegazzo in aula, risulta la testimonianza di un collega che ha raccontato ai carabinieri che Impagnatiello la mattina dopo l’omicidio (domenica 28 maggio, ndraveva portato “brioche per tutti i colleghi. Circostanza che però l’imputato ha negato. L’interrogatorio è in corso ormai da due ore.

Quella mattina, Impagnatiello ha però ammesso – cosi come raccontato dal testimone – di essersi dedicato al lavoro alla realizzazione di nuovi cocktail. L’ex barman dell’Armani ha spiegato che si trattava di un suo compito abituale e che si occupava di creare i nuovi menu. Poi le domande del pubblico ministero si sono concentrate sulla dinamica del delitto e sugli spostamenti del cadavere nel corso dei giorni. Impagnatiello ha negato di aver coperto il divano (“l’ho pulito con una spugna bagnata e uno sgrassatore“) e ha detto che il tappeto in realtà non è mai stato spostato da lui ma Giulia “lo aveva lavato e steso sul balcone. Poi l’ho rimesso domenica mattina“.

Quanto agli spostamenti del corpo, il barman ha spiegato di aver “utilizzato l’auto con il cadavere a bordo” e di essere andato quel giorno “a pranzo dalla madre con il cadavere di Giulia in macchina.

Ha somministrato veleno a Giulia Tramontano?“.
“.
Lo ha fatto in modo sempre crescente come hanno detto i medici legali?
No“.
Quando ha iniziato?“.
A maggio
.
Cosi, l’imputato ha risposto al pm a proposito del veleno dato di nascosto alla compagna.

La somministrazione del veleno è avvenuta in due occasioni, soltanto quelle“, ha spiegato in aula. I pubblici ministeri e anche la giudice Bertoja hanno contestato, però, che i risultati dell’autopsia hanno messo in evidenza che la somministrazione era iniziata ben prima. Ma Impagnatiello ha negato: “Ho somministrato un singolo grano nel sonno, mentre Giulia dormiva. Era nel letto, andava a dormire molto presto. Ho preso questo granulo grande come un chicco di riso e l’ho depositato nella bocca di Giulia durante il sonno. Entrambe le volte. Non volevo far del male a lei, ero in totale trance, volevo provocarle un aborto.

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