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venerdì, Aprile 19, 2024
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Hotel & camorra, il nuovo “sistema” del clan Di Lauro gestito da Pietro Virgilio

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Cinque alberghi tra Napoli e provincia, un autosalone e 5 conti corrente: beni immobili e mobili da ieri sotto sequestro grazie a un’operazione della Guardia di finanza coordinata dalla procura antimafia, che ha colpito i clan Di Lauro e Bocchetti per almeno 20 milioni di euro.  Proprio seguendo i flussi di denaro sporco, le fiamme gialle sono risaliti ai presunti fiancheggiatori dei gruppi di Secondigliano e San Pietro a Patierno, eseguendo anche un provvedimento restrittivo a carico di un 74enne: Pietro Virgilio detto “Pierino o’ infermiere”, storico contrabbandiere diventato nel tempo secondo gli inquirenti un ricco uomo d’affari con le spalle coperte dalla camorra.  E’ morto invece nel 2014 per cause naturali l’altro riciclatore finito nel mirino: Carmine Acquavella.

Sono stati i finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Napoli, autori dell’indagine sotto la guida del comandante Giovanni Salerno, del colonnello Agostino Tortora e del tenente colonnello Giovanni Polito, a eseguire all’alba di ieri la misura cautelare per 416bis nei confronti di Pietro Virgilio, al quale sono stati concessi dal gip gli arresti domiciliari anche in considerazione dell’età avanzata. Contemporaneamente è scattato il sequestro patrimoniale di 5 strutture alberghiere, dell’autosalone e dei conti correnti. Gli hotel finiti sotto il controllo dello Stato sono il “Bolero” a Chiaiano; il “Fly Boutique” a piazza Mercato di Napoli; il “Martini” a Casavatore; il “La Palma” a Melito, sulla circumvallazione sterna; il “Saint Louis” a Giugliano. La grossa rivendita di macchine invece si trova a Casoria.
L’inchiesta, coordinate dai pm Stefania Castaldi e Henry John Woodocck della Dda, ha messo nudo il network imprenditoriale utilizzato dai clan Di Lauro e Bocchetti per la ripulitura e il reinvestimento dei capitali illecitamente prodotti. Due le figure merse: Pietro Virgilio (classe 1945), alias “Pierino o’ infermiere”, storicamente legato secondo inquirenti e investigatori al boss Paolo Di Lauro detto “Ciruzzo o’ milionario”, con un passato di contrabbandiere di tabacchi lavorati esteri e destinatario della misura detentiva agli arresti domiciliari. Nel periodo di maggiore rilievo criminale, il 74enne fu tra gli attori principali del commercio clandestino di bionde degli anni ‘90, accumulando un ingente patrimonio reinvestito in attività lecite.  A lui è riconducibile un’azienda di Casoria che si occupa di acquisto e vendita di autoveicoli nuovi e usati.
Carmine Acquavella, deceduto nel 2014 per cause naturali, era, invece, ritenuto affiliato al clan Bocchetti, di cui, dopo la gavetta, era diventato il tesoriere, curandone il riciclaggio dei proventi illeciti. Per far ciò si avvaleva del supporto di familiari e di conoscenti, tra cui la moglie Concetta Solla e i figli di quest’ultima. Tra le attività commerciali utilizzate per il reimpiego del danaro contante secondo l’accusa c’erano le strutture alberghiere sequestrate tra Napoli, Casavatore, Giugliano in Campania e Melito di Napoli.

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