[nextpage title=”Due latitanti, un unico destino ‘canino'”]Due latitanti uniti dallo stesso destino. Stamattina Francesco Abbinante è stato arrestato in una villetta a Castel Volturno dove il reggente dell’omonimo clan è stato rintracciato poiché il suo bull terrier ha attirato l’attenzione dei carabinieri.
Il 25enne era stato raggiunto da dichiarazione di latitanza lo scorso 9 gennaio e da quel giorno sono iniziate le ricerche dell’esponente di vertice del clan di Scampia. Lo scorso agosto anche il boss villaricchese Luigi Cacciapuoti venne rintracciato a causa della presenza del suo animale domestico.
[nextpage title=”Il maxi blitz del novembre 2023″]A novembre 2023 è scattato un blitz contro il clan Abbinante. Gli indagati sono stati gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di droga estorsione, detenzione e porto abusivo di armi, produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti. Tutti reati aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose.
L’attività di indagine, condotta dai carabinieri del nucleo operativo della Compagnia Stella e della Stazione di Scampia, diretti e coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, ha documentato l’attività del clan Abbinante nel quartiere Scampia e, in particolare, nelle proprie “roccaforti” del rione Monterosa, Ises e zona della “33”.
[nextpage title=”Il controllo di ‘Casa Nostra'”]
Le investigazioni hanno permesso di definire il clan come una struttura operativa stabile, unitaria e verticistica, con ripartizione di ruoli e compiti funzionali ad assicurare la continuità e sistematicità del traffico di droga, svolto senza soste nelle “piazze di spaccio” statiche e dinamiche. Documentato anche il capillare controllo del territorio all’interno dei rioni, definiti “casa nostra”, dove tutto doveva passare al vaglio del clan per “il rispetto per la famiglia”.
[nextpage title=”Estorsioni agli imprenditori”]
Ricostruite diverse estorsioni commesse ai danni di imprenditori ed esercizi commerciali della zona. Gli appartenenti al clan avrebbero costretto gli esercizi commerciali presenti all’interno del Rione Monte Rosa a rifornirsi di pane, latticini, buste ed altri prodotti di prima necessità esclusivamente dai fornitori individuati dal clan, a loro volta forzati a corrispondere una somma di denaro per l’esclusiva in tal modo conseguita. Riscontrati, inoltre, nella disponibilità della consorteria, box auto destinati a “magazzino merci” per il sodalizio, dove sono state sequestrate, nel corso delle indagini, numerose armi e ingenti quantitativi di droga.