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venerdì, Aprile 19, 2024
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In carcere dopo 20 anni, la giustizia-lumaca e il caso di Giuseppe Marziale

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Ha lanciato un lungo e accorato appello la moglie di Giuseppe Marziale, il 47enne che nei giorni scorsi è stato portato nel carcere di Secondigliano per alcuni reati connessi al traffico di droga risalenti al 1999, per una condanna definitiva giunta solo lo scorso 17 novembre. La donna ha rivolto anche un appello al presidente Mattarella per un atto di clemenza. Lo riporta Il Mattino. Negli anni Novanta Marziale era ritenuto responsabile di aver fatto parte di un clan camorristico dei Quartieri spagnoli e di aver trafficato droga in Spagna. È stato condannato a undici anni e undici mesi di reclusione appena pochi mesi fa, tanto da finire in cella la scorsa settimana. Dovrà scontare una lunga pena detentiva a distanza di 21 anni rispetto al reato commesso.

«La carcerazione di Giuseppe – fa notare il suo avvocato, Sergio Pisani – rappresenta il fallimento totale dell’attuale sistema giustizia. Che senso ha, dopo 21 anni da un reato, far scontare quasi 12 anni di reclusione ad un soggetto che in un ventennio si è totalmente riabilitato lavorando onestamente e mettendo su famiglia». La stessa moglie di Marziale ribadisce: «Non è giusto mettere ora in galera mio marito dopo che era già cambiato e che in questi anni non ha mai fatto mancare nulla a me e ai suoi figli. Nessuna riabilitazione ci può essere 21 anni dopo aver commesso il fatto».

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