In un lungo post su Facebook la sorella della 23enne di Cerignola morta durante un intervento chirurgico ha dato la sua versione di quanto accaduto la sera del 4 settembre. In quell’occasione i familiari hanno aggredito i medici costringendoli a barricarsi in una stanza del reparto. Ora ci sono l’inchiesta della Procura e quella dell’ospedale. A quel punto esplode l’assurda violenza, coi medici aggrediti in reparto. “La mia famiglia ha fatto la guerra peggio di Gomorra, perché mia sorella é stata uccisa da loro”, racconta la ragazza.
Il dolore emerge dal lungo post social apparso sul profilo della sorella di Natascha, la 23enne di Cerignola morta nel policlinico Riuniti di Foggia durante un intervento chirurgico. Nel post denuncia, la donna, Tatiana, intende fare chiarezza su quanto accaduto, parlando di caso di malasanità e non negando l’aggressione.
“Sono morta anche io con lei”
La sorella della 23enne di Cerignola si sfoga sui social e tra “mille perchè” fornisce la sua versione della vicenda, non negando l’aggressione ma parlando di “falsità” che sono state dette e scritte e dicendosi convinta che sua sorella sia morta per responsabilità dei medici.
La giovane era ricoverata dal 19 giugno scorso dopo essere rimasta coinvolta un incidente stradale avvenuto mentre si trovava su un monopattino. La ragazza in elisoccorso viene trasferita a Foggia. Prima in rianimazione, subisce un intervento per tre vertebre scomposte, la tracheotomia l’aiuta a respirare con le macchine. 16 giorni rimane in rianimazione in coma. Poi il risveglio, il trasferimento in neurochirurgia e l’inizio della riabilitazione il 16 luglio.
Secondo quanto riferisce la sorella, la giovane si era ormai ripresa ma doveva essere sottoposta ad un secondo intervento alla trachea conseguenza della tracheotomia. L’intervento deve essere eseguito a Roma “perché nell’ospedale di Foggia, come comunicato, non sono competenti nel settore”. Il 4 settembre – è sempre la ricostruzione – la ragazza con un messaggio avvisa i familiari di dover essere sottoposta ad una visita.
Da quel momento – secondo il racconto della sorella – la situazione precipita fino al decesso. “Sono morta anch’io con lei, non accetterò mai tutto ciò e non lo perdonerò mai”. Sarà l’autopsia ad accertare le cause del decesso insieme con una indagine interna della direzione generale che dovrà verificare tutto il percorso assistenziale. La procura di Foggia ha aperto due inchieste: una sul decesso della giovane, l’altra sull’aggressione ai sanitari.