Giuseppe Di Mattia, 51 anni, conosciuto come “Pavarotti”, rimane in libertà. La Corte di Cassazione, a seguito dell’udienza celebrata il 13 maggio, ha rigettato il ricorso presentato dalla Direzione Distrettuale Antimafia, confermando la decisione con cui il Tribunale del Riesame aveva già disposto la revoca della custodia cautelare in carcere.
L’indagine riguarda la presunta contiguità tra Di Mattia e Domenico Pirozzi, detto “Mimì o’ Pesante”, ritenuto figura di rilievo del clan Mallardo. Secondo l’impostazione accusatoria, Di Mattia avrebbe svolto per un periodo – tra settembre e il 5 novembre 2020 – il ruolo di autista personale di Pirozzi.
La difesa ha evidenziato come tale rapporto fosse giustificato da motivazioni familiari, essendo la moglie di Di Mattia parente della famiglia Pirozzi, e da esigenze legate allo stato di salute dello stesso indagato, reduce da un intervento di chirurgia gastrica, che in quel periodo frequentava la stessa palestra di Pirozzi e necessitava di accompagnamento per motivi medici.
Gli avvocati Giovanni Cacciapuoti e Salvatore Cacciapuoti, del foro di Napoli Nord, hanno sostenuto l’insussistenza di una pericolosità attuale, sottolineando la rottura di ogni contatto con ambienti criminali e il consolidato inserimento dell’indagato in un contesto di vita regolare.
La Corte di Cassazione ha accolto integralmente le tesi difensive, ribadendo che le misure cautelari devono basarsi su pericoli concreti e attuali, e non su relazioni del passato o ipotesi prive di riscontro recente.
Di Mattia resta formalmente indagato, ma affronterà il processo da uomo libero, in coerenza con i principi di proporzionalità e attualità che governano il ricorso alla custodia cautelare.
Inchiesta clan Mallardo a Giugliano. ‘Pavarotti’ rimane libero, la Cassazione rigetta il ricorso della DDA
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