venerdì, Agosto 15, 2025
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Elezioni 2020 a Giugliano, l’accusa della Procura: “Poziello diede 10mila euro al clan Mallardo per i voti”

Le mani del clan Mallardo sul Comune di Giugliano e sulle ultime amministrative svoltesi nella terza città della Campania. E’ quanto emerge dall’indagine dei carabinieri del Ros, coordinata dalla Dda di Napoli, che lunedì mattina ha portato all’arresto di
25 persone.
Tra questi l’ex sindaco di Giugliano Antonio Poziello e 4 ex consiglieri comunali (Andrea Guarino, Paolo Liccardo, Pasquale Casoria e Giulio Di Napoli), oltre ad elementi di spicco del clan Mallardo.

Ordinanza di custodia cautelare in carcere per Andrea Abbate, Pasquale Casoria, Francesco Abbate, Giuliano Amicone, Giuseppe dell’Aquila detto Pepp o ciuccio, Paolo di Girolamo, Giuseppe di Mattia, Gaetano Diana, Aniello Felaco, Nicola Felaco, Francesco Fusco, Domenico Fusco, Patrizia Giuliano, Andrea Guarino, Vincenzo Legorano, Paolo Liccardo, Domenico Pirozzi, Francesco Pirozzi, Antonio Poziello e Vincenzo Strino.
Arresti domiciliari a Giuseppe Pirozzi, Ferdinando Cacciapuoti, Giulio di Napoli, Filippo Frippa e Giuseppe Marino.

Il clan Mallardo avrebbe, in particolare condizionato, secondo l’ipotesi accusatoria, la campagna elettorale per le elezioni comunali di Giugliano nel settembre 2020 in favore di Poziello, che uscì comunque sconfitto al ballottaggio dall’attuale sindaco Nicola Pirozzi.

Continui, secondo quanto riportato nell’ordinanza, i rapporti tra Poziello e Abbate, ritenuto parte integrante della cosca giuglianese. Abbate, che aveva il telefono sotto intercettazione, ha riferito di una mazzetta di 10mila euro consegnata dal politico al boss  Domenico Pirozzi, per il tramite di suo cugino, in cambio del sostegno al secondo turno delle comunali del 2020.

Nei giorni precedenti al ballottaggio, a riguardo, Abbate confidava ad un suo conoscente che Poziello sarebbe stato molto restio a parlare dei rapporti con Domenico Pirozzi, detto ‘Mimì O’ Pesante’.

Abbate Andrea: però non dice niente dello zio … niente! …
Omissis: … inc …
Abbate Andrea: però zitto … dice che gli ha mandato diecimila euro …
Omissis: a chi …
Abbate Andrea: non dice niente! …
Omissis: ah … ma ora? …
Abbate Andrea: .. .inc .. .però glieli ha mandati tramite…
Omissis: perché non lo sai tu … diciamo …
Abbate Andrea: no lui me lo ha detto … ha detto “io … ” … però glieli ha mandati tramite
il cugino…

La somma di denaro in questione spunta fuori anche in un episodio successivo alle elezioni che videro Poziello uscire sconfitto contro Nicola Pirozzi.   

In una conversazione tra presenti intercettata dopo le elezioni (il 14 ottobre 2020) si fa  nuovamente riferimento al denaro che Poziello avrebbe versato al clan Mallardo per assicurarsi sostegno elettorale.
Nel pomeriggio del 14 ottobre, Abbate mentre era in auto con un soggetto non identificato (Omissis) concorda telefonicamente con Poziello di incontrarsi a piazza Matteotti a Giugliano. Durante il tragitto Abbate, parlando dei motivi dell’incontro, dice ad Omissis: lui vuole: “Lui vuole sapere sempre se? … i soldi … i soldi suoi che fine hanno fatto loco?”.

Pochi minuti più tardi, Abbate e Poziello si incontrano e vengo intercettati grazie al Trojan installato sullo smartphone del primo. Nell’ordinanza di custodia cautelare si legge che “emergeva ancora una volta il risentimento di Poziello (io quello che ti dissi dell’incazzatura) per il mancato appoggio del clan Maliardo. Abbate cercava di giustificarsi spiegando che loro (riferendosi agli affilati del clan Mallardo) avevano fatto il possibile, ma non avrebbero potuto schierarsi apertamente con uno die due canditati”.

Poziello Antonio: io quello che ti dissi dell’incazzatura …
Abbate Andrea: si si si … No
Poziello Antonio: però ho metabolizzato eh eh è proprio così …

Abbate Andrea: parlo con loro e dicono “noi abbiamo fatto tutto quello che … ”
certamente non si potevano schierare.

All’ex primo cittadino Antonio Poziello viene, dunque, contestato il reato di patto elettorale politico-mafioso (416 ter) per le amministrative del 2020. E’ fondamentale ricordare che i suddetti provvedimenti sono misure cautelari disposte in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione e i destinatari delle stesse sono persone sottoposte alle indagini e, quindi, presunte innocenti fino a sentenza definitiva.