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Infiltrazioni camorristiche, sciolto il Comune di Marano: finisce l’era Morra

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Il Consiglio dei Ministri ha decretato lo scioglimento del Comune di Marano di Napoli per infiltrazioni della criminalità organizzata. La decisione dell’esecutivo di governo è arrivata su proposta del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che lo scorso febbraio aveva voluto un accesso ispettivo nell’Ente amministrato dal sindaco Matteo Morra, eletto nel 2023 a capo di una coalizione di centrosinistra.

La commissione d’accesso aveva terminato i lavori già a maggio, senza chiedere la proroga di indagini per ulteriori 3 mesi, come spesso accade in situazioni del genere. Proprio quest’aspetto aveva fatto pensare che fossero stati individuati dagli ispettori all’individuazione degli elementi necessari per stabiliere che il Comune fosse soggetto a condizionamenti tali da compromettere il buon andamento e l’imparzialità dell’Ente stesso. L’amministrazione comunale viene dunque sciolta con effetto immediato, a gestire il Comune sarà ora ancora una commissione straordinaria nominata dal Prefetto di Napoli, con un mandato di almeno 18 mesi, così come già accaduto appena 4 anni.

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Quinto scioglimento per il Comune di Marano, solo in un caso il Tar reintegrò il sindaco

Quello decretato oggi è il quinto scioglimento per infiltrazioni camorristiche nella storia di Marano di Napoli, un triste primato che fotografa la persistente difficoltà del territorio a liberarsi dal giogo criminale.

Il primo scioglimento risale al 1991, quando alla guida della città vi era il sindaco democristiano Carlo Di Lanno. Marano risultò tra i primi comuni in Italia a subire un tale provvedimento per infiltrazioni mafiose, nel pieno dell’offensiva dello Stato contro i clan camorristici del Napoletano.

Nel 2004 arrivò un secondo scioglimento, basato su gravi inefficienze amministrative e anomalie nella gestione dell’ente da parte dell’amministrazione targata Mauro Bertini (sinistra). Tuttavia, in questo caso il TAR Campania annullò il decreto, ritenendo che le prove non dimostrassero una soggezione effettiva dell’amministrazione alla camorra.

La terza interruzione si è verificata nel 2016, sempre per sospetti di condizionamenti esterni e incapacità gestionale in settori sensibili come l’urbanistica e i rifiuti. Anche in questa occasione, il Prefetto nominò una triade commissariale per guidare l’ente, mettendo fine al governo Liccardo (centrodestra).

Il 17 giugno 2021, il Consiglio dei Ministri ha nuovamente sciolto il Comune, amministrato da Rodolfo Visconti (centrosinistra). La decisione (poi confermata anche dal Tar) avvenne sulla base di un’ampia relazione della Prefettura di Napoli per rapporti accertati tra amministratori e clan camorristici, mancata trasparenza negli appalti, gestione opaca dei beni confiscati alla criminalità, e inerzia sulle tematiche legate all’abusivismo edilizio.

Atteso l’insediamento della commissione a 4 anni di distanza dall’ultima volta

A distanza di appena quattro anni dall’ultima volta, Marano torna di nuovo sotto commissariamento per le motivazioni contestate già in passato come connivenze, assenza di controlli efficaci e una macchina comunale permeabile alle influenze camorristiche. A spiegarne i motivi sarà la relazione del ministro dell’interno Matteo Piantedosi che sarà pubblicata a breve a corredo del provvedimento di scioglimento che potrà essere impugnato dinanzi al Tar, che accaduto nel 2004 e nel 2021 con alterne fortune.

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