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venerdì, Aprile 19, 2024
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Intervista a Giulia Campece, una scrittrice che compone tra fantasia e verità

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Giulia Campece è una scrittrice affermata che nel corso della sua vita ha ideato una serie di storie e racconti intrisi di verità e realismo ma al contempo anche tanta fantasia. 

Chi è Giulia Campece? 

Giulia Campece è nata ed è residente a Casoria. Durante la sua vita ha studiato per diventare professoressa in Lettere. Una volta laureata ha dedicato il suo tempo a piccoli e grandi alunni che ha incontrato nel corso della sua carriera dimostrando loro i valori per cui battersi nella propria vita. Ha ricevuto, inoltre, l’abilitazione all’insegnamento per i sordomuti ricoprendo anche il ruolo di titolare e docente di Lettere e Filosofia nelle attività di recupero per tutti gli studenti delle scuole superiori. La sua carriera da scrittrice ha visto l’espressione di tematiche di attualità che mediante un’elevata capacità compositiva hanno sperimentato il limpido legame con delle descrizioni e delle narrazioni tipicamente letterarie frutto della sua inventiva. Le forme in cui i componimenti si presentano sono la prosa e la poesia.

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Gli argomenti delle sue composizioni

Le tematiche trattate dalla scrittrice Giulia Campece nei suoi componimenti appartengono alla sfera dell’attualità e si concentrano in particolar modo sulla condizione dei migranti ed il bullismo che viene esercitato rispetto la diversità. Un esempio è il romanzo conosciuto con il titolo ‘Farida-dalla Siria a Berlino, via Lampedusa’. Particolare attenzione è riservata anche alla figura della donna, del suo tentativo di sfuggire ai soprusi di una società arretrata e settoriale. Centrale in più storie è l’intento di liberarsi da relazioni soffocanti rovinate da uomini barbari che si comportano nel modo più disconnesso possibile rispetto il sentimento amoroso. Tutto ciò è descritto in modo dettagliato nel libro ‘Donne senza volto’. Incisiva è, inoltre, la componente storica che delinea la figura dei personaggi, dei luoghi e degli eventi. Mediante una narrazione cronachistica la scrittrice ripercorre situazioni realmente accadute cospargendole da un velo di invenzione e digressione letteraria. Le sue composizioni hanno ricevuto primi premi in concorsi letterari di rilievo nazionale. 

Una vita piena di impegni e prove ambiziose 

Come ha scoperto la sua passione per la scrittura? Ci sono state delle persone che l’hanno aiutata a scovare questo suo talento?

 “Sin da quando ero bambina me la sono cavata da sola, nessuno mi ha mai fatto conoscere l’immensità che si cela dietro il mondo letterario nè tantomeno qualche membro della mia famiglia si è interessato al mio andamento scolastico. Ho dovuto responsabilizzarmi molto presto, ero io che durante l’orario di ricevimento chiedevo ai professori come andasse mio fratello a scuola. Purtroppo mia mamma non conosceva bene questi ambiti e non sapeva come comportarsi. Ho sempre avuto la passione per la scrittura, sin da quando frequentavo la scuola media. Purtroppo, però, a causa di varie situazioni familiari ho dovuto piantare bene i piedi a terra e provvedere alla risoluzione di queste problematiche. Questo segnò un mio allontanamento iniziale dalla scrittura. Iniziai a preferire molto di più la riflessione, grazie a questa riuscivo a sognare. Crescendo ho ritrovato nelle istituzioni scolastiche un rifugio sicuro anche se a volte era veramente difficile gestire tutto. Ero infatti occupata in vari doposcuola e quando terminavo dovevo provvedere alla mia preparazione”.

Qual è stato il suo primo approccio alla scrittura? E che ruolo ha occupato nel suo cuore il primo libro che ha letto?

“Durante le prime fasi del mio percorso scolastico ritenevo la scrittura come la concretizzazione dei miei malesseri provenienti dalla condizione familiare che vivevo. Preferivo elaborare i pensieri nella mia mente e viverli in una dimensione onirica che nessuno potesse sbirciare. Il libro era l’amico di cui avevo bisogno. Ti parlava quando eri disposto ad ascoltarlo, stava in silenzio quando avevi bisogno di riflettere. Durante il periodo adolescenziale della mia vita lessi un libro che mi connotò particolarmente agli occhi della mia insegnante. Il libro in questione era  ‘Alice nel paese delle meraviglie‘. Effettivamente così come la mia professoressa mi aveva identificato anche io mi rivedevo nella descrizione di quel personaggio di fantasia che forse a quel punto tanto inventato non era. Ho iniziato a scrivere gli anni successivi alla pensione. Finalmente avevo una vita più tranquilla e riuscivo a gestire quei momenti di agitazione e eccitazione che precedevano le composizioni. La scrittura è diventata per me una valvola grazie alla quale mi sento libera e soddisfatta ogni volta che porto a termine un lavoro”.

Un’ispirazione proveniente da eventi inaspettati

In una delle composizioni della scrittrice Giulia Campece intitolata ‘Te lo racconto-tra cronaca, favola e leggenda’, l’autrice racconta della particolare ispirazione pervenutale da eventi particolari che le si sono palesati. Ecco uno degli aneddoti raccontati dall’autrice:

 “Mi ero recata insieme a mio marito in Toscana dove vive mia cognata. Lei aveva una piccola cagnolina ma nonostante la sua dolcezza io temevo molto la sua presenza. La mia reazione proveniva da un trauma antecedente. Uno dei miei figli tempo addietro venne morso da un pastore tedesco che lo ferì gravemente. Da quel momento in poi ho sempre preferito istaurare un distacco con i cani. Eppure non riesco ancora a capacitarmi dell’intelligenza e della dolcezza di quella cagnolina. Un giorno scappò insieme al cane di una donna che abitava nei paraggi.

Iniziarono a girare per tutta la città, finchè la cagnolina attraversò la strada senza problemi ma il cane che era con lei camminando con un andamento più lento si allineò al percorso che stava per essere tracciato da una macchina. A quel punto la cagnolina tornò indietro nel tentativo di salvarlo ma tutto fu vano, entrambi morirono investiti. Eppure mi piace vedere in questa situazione un’elevazione e una trasversalità del senso che ha l’amore. Per questo ho deciso di farne una storia”.

Quali consigli si sente di dare alle nuove generazioni? In che modo diviene possibile realizzare i propri sogni?

“Il consiglio che più mi sento di dare è quello di studiare, di non fermarsi mai dinnanzi la conoscenza .E’ soltanto apprendendo e raggiungendo dei titoli che la vita assume le sfumature che il tuo cuore desidera. Se non si ha alla base neanche uno studio basico è difficile trovare lavoro e la disoccupazione non può far altro che determinare l’insorgenza della sottomissione. Per raggiungere i propri obiettivi bisogna essere determinati e pronti a compiere dei sacrifici. Bisogna inoltre essere scrupolosi nelle scelte da prendere. La fretta può solo conseguire errori. La tranquillità con la quale le decisioni possono essere formulate è l’elemento fondamentale per conseguire una vita salda e attendibile”.

 

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