E’ fuori pericolo Jessica, la donna accoltellata dall’ex a Calvizzano. Nonostante le coltellate subite, la donna si è salvata miracolosamente. E’ stato arrestato per evasione e tentato omicidio l’ex compagno della donna accoltellata la scorsa notte a Qualiano
L’uomo, Rosario Giusti, 29enne, è stato identificato dai carabinieri della sezione radiomobile di Giugliano e catturato grazie alla testimonianza della vittima e all’analisi delle immagini dei sistemi di videosorveglianza.
L’uomo era già stato denunciato dalla donna per maltrattamenti e poi sottoposto ai domiciliari con braccialetto elettronico.
La vittima resta in ospedale in gravi condizioni, ma non sarebbe in pericolo di vita.
Il sindaco di Qualiano ha mostrato vicinanza alla donna: “Forza Jessica, tutta Qualiano è con te”. Anche l’assessore Tommaso Picascia commenta: “Questa è la più bella notizia con la quale potevamo risvegliarci! Un atto ignobile che é dovere di tutti cercare di prevenire! Oggi il sole splende sopra Qualiano!”
«Dottore, non respiro, sto morendo». Ancora vigile dopo i fendenti ricevuti, la donna accoltellata ieri sera a Qualiano ha affidato la sua vita alle mani sapienti di Manuel, tra i medici del 118 intervenuto in via Filippo Turati. La 35enne, madre di due figli, è stata gravemente ferita da un uomo, già identificato grazie alle sue parole e alle telecamere di videosorveglianza: si tratterebbe proprio dell’ex compagno, 29enne già in passato denunciato dalla vittima per maltrattamenti e poi sottoposto ai domiciliari con braccialetto. Ora è in carcere. Per la ragazza sembrerebbe scongiurato il pericolo di vita ma resta in ospedale in codice rosso.
Da un post pubblicato dall’associazione Nessuno Tocchi Ippocrate ne scaturisce un racconto struggente di quegli attimi che hanno visto la donna in bilico tra la vita e la morte. A parlare, come detto, è Manuel: «La donna era già dentro l’ambulanza di Giugliano 01. Distesa. Un asciugamano premuto sull’addome, intriso di un rosso troppo vivo, troppo caldo, troppo umano. La spogliamo con delicatezza e ciò che vediamo ci mozza il respiro: otto ferite da arma bianca, otto coltellate distribuite sul corpo come un perverso disegno di follia. Lei è cosciente. Vive aggrappata a un filo sottile. La stabilizziamo, lavorando in silenzio, con quella concentrazione che nasce quando la vita di qualcuno dipende dal tuo prossimo gesto. Partiamo verso il pronto soccorso di Giugliano, sirena spalancata nel buio».
Nel tragitto si combatte tra sospiri e speranza: «A un certo punto le chiedo, quasi sottovoce “chi è stato?”. Lei non alza gli occhi. Non ne ha la forza. “È stato lui…” sussurra. E quelle tre parole pesano come macigni – spiega Manuel – Poi, all’improvviso, la sua voce cambia. Si spezza. Trema. “Dottore, non respiro, sto morendo”. È un suono che non dimenticherò mai. Quella frase ti entra dentro come una coltellata invisibile. Io mi volto verso di lei e con una voce camuffata da una forza che dovevo per forza trovare, le dico: “Qua dentro non muore nessuno.

