Guadagni tra i 6 e gli 8mila euro al mese, una cifra da manager che il clan assicurava ad un pusher non ancora maggiorenne. Dettagli svelati dal killer di Gennaro Ramondino, il baby ras ucciso a Pianura lo scorso primo settembre.
P.I. ha spiegato al magistrato le ragioni di quell’omicidio, svelando i nomi dei mandanti e di coloro che avrebbero bruciato il cadavere del 20enne, azione che lo stesso assassino si era rifiutato di svolgere.
P.I. ha confessato di passare intere giornate al fianco di Romondino, ma di non aver esitato a dare seguito all’ordine arrivato dal capo della piazza di spaccio Domenico Di Napoli, successivamente pentitosi ed autoaccusatosi di aver distrutto il cadavere, ma affermando di non aver ordinato l’omicidio, come invece dichiarato dal killer minorenne.
Sarà il processo a chiarire ogni aspetto con la prima udienza fissata per il 4 marzo prossimo, quando Paolo Equabile e Nunzio Rizzo, anch’essi accusati di aver partecipato alla distruzione e all’occultamento del cadavere di Romondino, dovranno comparire in aula insieme a Di Napoli.