“La barca pronta e già con i marinai”. Con questa locuzione il pentito Gennaro Masi spiega un momento importante della mala di Caivano, quando Nicola Sautto uscì dal carcere e fece ritorno nel parco Verde dove il clan, in precedenza guidato da Ciccarelli Antonio, era dotato già di una collaudata struttura organizzativa, che il Sautto, quindi, conservava. Il Sautto – osservava il Masi – era una persona “capace dal punto di vista criminale” e in un primo tempo, non fidandosi di nessuno, si mise ad osservare e studiare ciascuno di loro che era stato alle dipendenze di Ciccarelli Antonio, poi in un mese e mezzo, comprendeva che i guadagni assicurati da quella macchina organizzativa erano notevoli. Pasquale il Marziano, ossia Fucito Pasquale, aveva il monopolio nella fornitura delle piazze di spaccio di cocaina, ed in cambio versava a Sautto Nicola una somma pari ad euro 60.000,00, ossia superiore a quella, pari ad euro 35.000,00, versata a Ciccarelli.
In pratica, Pasquale il Marziano vendeva la cocaina a tutte le piazze di spaccio, che poi non dovevano versare alcunché a Sautto, il quale guadagnava attraverso la somma mensile versatagli da Fucito. Le piazze di spaccio, dunque, dopo che avevano acquistato la cocaina da Fucito, erano libere di rivenderla al prezzo che volevano e non dovevano versare alcuna percentuale sulla vendita a Sautto, che guadagnava indirettamente dalle piazze attraverso la somma mensile che gli corrispondeva Pasquale il Marziano, all’epoca unico legittimato a vendere la cocaina alle piazze di spaccio. Era Sautto Nicola che comandava, per cui chiunque volesse spacciare doveva chiedere il permesso a lui, che dettava le regole da rispettare, quanto al luogo ed al fornitore, che, per la cocaina, era Pasquale. Se qualcuno osava spacciare senza prima chiedere il permesso al Sautto, veniva punito.
Masi raccontava di aver notato una volta delle persone di Secondigliano che spacciavano fuori al Parco Verde, dopo che Sautto aveva assunto il comando. Egli allora, insieme ad altri sodali, aveva prelevato un giovane spacciatore dalla strada e lo aveva condotto sulla loggia, dove era stato malmenato perché Sautto Nicola voleva sapere per conto di chi quello vendesse lo stupefacente.
Anche le modalità operative dell’attività di spaccio erano stabilite dal Sautto, che, alla presenza del Masi, aveva rimproverato Fucito, che aveva cominciato a vendere per il successivo smercio anche pezzi piccoli di cocaina, del peso di 10/15 g, ad un prezzo più basso, il che, secondo il Sautto, indeboliva le piazze. Sautto intimava al Fucito di non proseguire quindi nella vendita di quei pezzi piccoli di cocaina, anche se poi egli non avrebbe mai punito Fucito, il cui fratello era sposato con la figlia di Sautto Nicola. Quest’ultimo aveva conservato inalterata l’organizzazione delle piazze di spaccio che esisteva quando il clan era retto da Ciccarelli Antonio. Il comando apparteneva ora a Sautto Nicola e di tanto era consapevole anche Ferraiuolo Luigi detto “o nir nir”, che, anche quando era detenuto, sapeva chi comandava nel Parco Verde.
Sautto Nicola guadagnava anche attraverso i proventi delle due piazze di spaccio di kobret e crack. Le due piazze di spaccio di kobret e crack erano particolarmente importanti per il Sautto, perché da queste piazze, dette “piazze dei carcerati”, erano ricavati i soldi per gli stipendi degli affiliati e per quelli delle famiglie dei detenuti. Lo stipendio ai detenuti era dato ogni settimana, mentre alle famiglie dei detenuti ogni quindici giorni. Dunque, nel Parco Verde l’eroina, il kobret ed il crack potevano essere venduti solo da Sautto Nicola: se qualcuno osava vendere le predette sostanze stupefacenti, era malmenato.