venerdì, Agosto 15, 2025
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La mamma di Arcangelo Correra: “Finché avrò forze, lotterò per avere giustizia”

«Sono le 4 e, come ogni notte, alla stessa ora, il dolore è sempre più forte» inizia così la lunga lettera scritta da Antonella Silvestri, la madre di Arcangelo Correra, il 18enne sparato e ucciso da Renato Caiafa la notte tra l’8 e il 9 novembre scorso a Napoli. Di seguito il testo integrale:

«Sono le 4 e, come ogni notte, alla stessa ora, il dolore è sempre più forte. Appena si avvicinano le 5 del mattino, il mio cuore si frantuma, proprio come quel maledetto 9 novembre.

Mi chiedo costantemente “perché? Perché a mio figlio, al mio respiro, a colui che mi ha dato la vita hanno spento tutti i sogni?”. Sì, perché io l’ho messo al mondo, ma è lui che mi ha insegnato a vivere e, ora che ha smesso di ridere, scherzare, correre, amare, sono anche io con lui tra le stelle. Solo fisicamente sono ancora qui, su questa terra cupa, spietata, disumana. Forse l’unico motivo per il quale il mio cuore riesce a battere, nonostante sia a pezzi, è la sorellina tanto amata e protetta dal mio Archy. Ogni giorno però penso che non potrò farcela, ho voglia di mollare. Avere la consapevolezza tutti gli istanti che non ci sia per davvero mi distrugge, è un dolore tremendo che non posso spiegare, una tragedia più grande di me. Mi è stato strappato il cuore, restando in vita con un’atrocità inaudita.

A volte vorrei urlare e spiegare a tutti la bontà, l’umiltà, l’affettuosità, la simpatia e l’allegria di mio figlio, anche se so che non esiste nessuno possa dire il contrario. Non basterebbe un libro per raccontare chi fosse e morire così, come un criminale, oltre a lacerarmi l’anima, è e sarà sempre inaccettabile.

Invece a te, figlio mio, vorrei dirti “hai capito chi è stato a toglierti la vita, mentre tu gli stavi insegnando ad amarla? Proprio colui per il quale provavi così tanta tenerezza! Pensavi fosse un ragazzo sfortunato, sofferente e lo aiutavi con tutto te stesso, come solo tu sapevi fare. Non hai mai discriminato nessuno, vedevi il buono in tutti. La prova lampante è che ti sei fidato persino del tuo assassino! Ti sentivi gratificato al sol pensiero di fargli compagnia, mentre lui covava risentimento e odio profondo, perché solo un infido avrebbe potuto puntare una pistola alla testa del suo migliore amico (come ha avuto il coraggio di definirti)! Come si può sparare a sangue freddo? Questo era l’amore che quel viscido provava per te? Amore mio, non so come tu non abbia mai capito chi fosse! Poi però penso al tuo spirito nobile e puro, convinto che quell’essere subdolo potesse ricambiare il tuo affetto, senza comprendere che si trattasse solo di invidia del tuo animo, del tuo modo di essere così unico, del fatto che tutti ti amassero. Ha pensato bene di dire di aver trovato casualmente la pistola, credendo fosse finta. Se anche volessi fantasticare l’avesse fatto per gioco, la soddisfazione nel puntartela in faccia e premere il grilletto quella era vera”.

Tutti sappiamo quanto fosse consapevole di ciò che stesse facendo, basta ipocrisia, basta omertà, io e la mia famiglia chiediamo solo giustizia!

Ora mi rivolgo a te, lurido assassino. Hai avuto il coraggio di definire “giocattolo” la stessa arma che, proprio davanti ai tuoi occhi, ha visto uccidere tuo padre e a causa della quale è morto tuo fratello. Non ti è mai venuto il disgusto solo immaginando di toccarne una? Non ti inorridisce il pensiero che proprio con quella stessa arma hai distrutto un’altra famiglia, che invece ti aveva accolto? Hai solo una chance, te lo dico da madre. Racconta tutta la realtà dei fatti e resta a logorarti in una cella vita natural durante, tu che ne hai ancora una. Il fine pena mai, proprio come è stato dato a noi, è quello ti auguro.

Il mio Archy sono certa che ora sia tra gli angeli, perché è il posto che si è meritato nel corso dei suoi 18 anni di vita. A noi non resta che accudire e trasmettere sani valori e princìpi alla sorellina. Finché avrò forze, lotterò per avere giustizia, anche se ogni cosa sarà nulla rispetto alla condanna a morte che ci è stata data. Arcangelo, Santo e ogni vittima innocente della violenza devono insegnare che l’unico gioco consentito è quello che abbiamo fatto tutti almeno una volta da ragazzi: obbligo o verità, scegliendo l’opzione del coraggio, la protezione da parte delle istituzioni, la sicurezza per le strade. La paura e le armi rappresentano la morte, la dignità e la giustizia la vita.

Che nessuna madre più viva nel terrore che qualsiasi vicino di casa possa essere un pericolo per i propri figli! Creiamo strutture di accoglienza e svago, rendiamo sicuri i nostri quartieri, insegniamo a riconoscere i falsi idoli, educhiamo alla legalità e solo così, forse, Arcangelo non morirà alle 5 di ogni mattino.

Ti amo figlio mio».