L’unica mensa aperta a Napoli in questo torrido agosto. Sino a 700 pasti al giorno serviti nei momenti dell’anno più intensi e complicati. Circa 40 volontari in totale che si alternano. La Mensa del Carmine è, ancora una volta, un punto di riferimento per italiani e stranieri senza possibilità di autonomo sostentamento. Lo è da da decenni e lo è diventato ancora di più da quando è scoppiata la pandemia da Coronavirus. Un impegno continuativo quello della Mensa del Carmine e non fa eccezione nemmeno in questa settimana di Ferragosto. Internapoli.it ha incontrato i volontari della mensa durante la preparazione delle pietanze da distribuire.
La Mensa del Carmine
La pandemia, dal lockdown di marzo-aprile 2020 in poi, ha colpito duramente il tessuto sociale della città e questo appare evidente non solo dal numero di persone che si presentano ogni giorno alla mensa, ma anche dall’identikit: «Non arrivano più solo clochard senza fissa dimora – spiega padre Francesco Sorrentino – ma anche napoletani, quelli che pur avendo un tetto magari non hanno la possibilità di fare la spesa. Oltre ai pasti, quest’anno abbiamo acquistato anche circa 150 spese per pacchi famiglia per le famiglie in difficoltà».
La fetta maggiore degli ospiti della mensa resta quella degli extracomunitari, «circa il 70% provenienti dalla fascia maghrebina, ma anche molti dall’Est Europa». Pur senza raggiungere gli altissimi numeri registrati durante il lockdown dello scorso anno, quando «siamo arrivati a punte di 1.200 pasti al giorno», il lavoro nella Mensa del Carmine è intensissimo, e questo è reso possibile anche dalla solidarietà dei cittadini che regalano tanto: «Il cuore dei napoletani è veramente grande – sottolinea padre Francesco – sono stati davvero sensibili e ci hanno donato veramente di tutto, dalle vaschette alla pasta, olio, cibi freschi e verdure”