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sabato, Luglio 5, 2025
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La rete dei narcos di Napoli nel noto bar, chieste 6 condanne

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Il pubblico ministero Federico Manotti ha chiesto condanne per oltre 14 anni per le sei persone coinvolte nell’inchiesta sulla gestione del bar Libeccio, sul lungomare di Pegli. L’accusa aveva in un primo momento contestato l’aggravante di aver voluto agevolare la camorra, aggravante che poi è decaduta.

A fine ottobre era finito in carcere Angelo Russo (per il quale sono stati chiesti 5 anni), mentre erano stati disposti i domiciliari per Mario Russo (chiesti 2 anni e 10 giorni), Francesco Cinquegranella (3 anni e 4 mesi) e Antonio Novelletti (3 anni e 4 mesi).

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L’obbligo di firma era stato disposto per il prestanome Liberato Soriente (2 anni e 10 giorni) e Antonietta Russo (1 anno, 4 mesi e 10 giorni). La sentenza, con rito abbreviato, è prevista per il 19 marzo. Cinquegranella è il figlio di Renato, esponente di spicco della camorra, latitante dal 2002.

Secondo le fiamme gialle, la squadra mobile e il Sisco, il bar Libeccio nonostante risultasse di proprietà di Soriente veniva gestito dal carcere da Angelo Russo. Russo era stato arrestato a Genova nel 2019 nel corso di un’operazione antidroga condotta dalla Procura di Napoli perché ritenuto parte di una rete di narcotrafficanti con base nel capoluogo campano. Il detenuto avrebbe usato soldi di dubbia provenienza per gestire il locale provvedendo anche alla ristrutturazione dopo un incendio doloso nel 2016.

Prestanomi della camorra per gestire un bar, a processo il gruppo di Russo e Cinquegranella

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