“Bagni in marmo, rubinetteria dorata, vasche idromassaggio (…), divani e camere da letto damascate, pareti attrezzate con tv di ultima generazione, cucine all’avanguardia, statue, mobili ed elettrodomestici nuovi di zecca”.
Sono le istantanee degli interni di alcune delle 36 case popolari sgomberate tre giorni fa a Caivano perchè abitate da persone che non ne avevano alcun diritto, sia per questioni di reddito, sia perché pregiudicate e risultate affiliate o vicine alla camorra.
A pubblicare le foto è Libero (di cui anche le foto in copertina).
Le case “extra lusso” degli sgomberati di Caivano, dai rubinetti dorati ai bagni in marmo
Nei giorni scorsi la procura di Napoli Nord ha sgomberato 36 famiglie che le avevano occupate anni fa. Molti erano privi dei requisiti reddituali perché incassavano così tanti sussidi statali da aver superato la soglia Isee.
Intanto l’ex assessore comunale della giunta Pd, M5s e Italia Viva ha vuotato il sacco. Carmine Peluso aveva la delega ai lavorai pubblici e alla manutenzione: «Nei rapporti con gli imprenditori io ero il “garante” per conto del clan». Ha spiegato che la politica e la camorra andavano a braccetto. «Era stato instaurato un sistema che operava come due strade parallele, nel senso che (…) le ditte che versavano le mazzette (ai politici, ndr) pagavano anche le estorsioni (…) sembravano due strade parallele ma che alla fine si incrociavano».
Il tariffario partiva dai 1.000 euro per opere di piccolo cabotaggio fino ai 50.000 per quelle del Pnrr. Secondo il pentito Mariano Vasapollo nel palazzo del Parco Verde lavoravano tre piazze di spaccio: cocaina, marijuana e kobrett. Un pusher di medio livello riesce a guadagnare «fino a 15 mila euro al mese» mentre un capopiazza tocca i «150-200 mila euro al mese».
«Meglio morire che tradire la famiglia Sautto», era la scritta che si esibiva sui tatuaggi in zona. O ancora quando il boss Antonio Ciccarelli scriveva dal carcere al pentito Vasapollo promettendogli uno stipendio di 10mila euro al mese per ritrattare le accuse. Intanto gli sgomberati hanno affisso uno striscione: «Caivano capro espiatorio di un governo senza idee».


