Un colpo secco, esploso nel cuore della mattina, ha spezzato la vita di Franco Lollobrigida, 35 anni, condannato in Appello pochi mesi fa per la morte di Giuliano Palozzi, avvenuta nel 2020 durante un’aggressione legata a un debito di droga da 25 euro. A premere il grilletto è stato Guglielmo Palozzi, 61 anni, padre di Giuliano, arrestato dai carabinieri subito dopo l’accaduto.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, i due uomini potrebbero essersi dati appuntamento quella mattina. L’incontro, forse cercato per un chiarimento, ha avuto un esito tragico. Il sospetto è che la conversazione, probabilmente richiesta per chiudere anni di tensioni, sia degenerata.
Testimoni presenti nella zona di piazza della Repubblica, nei pressi dei giardini pubblici e della fermata dell’autobus, riferiscono di una discussione animata, sfociata in una breve colluttazione. A quel punto Palozzi avrebbe estratto un revolver, colpendo Lollobrigida al torace. Il proiettile ha raggiunto il cuore. La vittima ha fatto pochi passi prima di accasciarsi a terra. Inutili i soccorsi, compreso l’intervento dell’elisoccorso: Lollobrigida è morto sul colpo.
Franco Lollobrigida era stato condannato in appello a 10 anni lo scorso maggio per omicidio preterintenzionale, dopo essere stato assolto in primo grado. La morte di Giuliano Palozzi risale al gennaio 2020, quando quest’ultimo fu aggredito per un debito di droga di pochi euro. Dopo mesi di coma, Giuliano morì a 34 anni.
Il fatto che Palozzi fosse al lavoro con un’arma addosso apre diverse ipotesi investigative: una vendetta premeditata oppure la decisione di portare un’arma temendo che l’incontro potesse degenerare. Gli inquirenti stanno analizzando video di sorveglianza, tabulati telefonici e messaggi scambiati tra i due, per stabilire se il gesto fosse pianificato.
Guglielmo Palozzi, operatore ecologico molto conosciuto a Rocca di Papa, non ha opposto resistenza all’arresto. È accusato di omicidio volontario.
L’intera comunità di Rocca di Papa è scossa. Sui social, il gesto di Palozzi ha acceso un dibattito: c’è chi giustifica una vendetta disperata, chi invece condanna un’esecuzione a sangue freddo.


