Fiumi di droga dalla Loggetta all’hinterland, colpo di scena alla Cassazione per due degli imputati dell’inchiesta culminata dieci anni fa con il maxi blitz che vide coinvolti 59 indagati con l’ombra di cinque clan. L’organizzazione acquistava grossi quantitativi di coca, che venivano poi distribuiti nel territorio di Caivano. Il principale canale di approvvigionamento era rappresentato dai fratelli Luigi Amirante e Gianluca Amirante, napoletani della Loggetta di Fuorigrotta, mentre lo zio Raffaele, secondo gli inquirenti, sarebbe stato il loro consulente finanziario.
Ieri la Cassazione ha confermato tutte le condanne comminate in appello ad eccezione di quella per Letizia Amirante, sorella dei fratelli a capo del gruppo, e per suo marito Raffaele Pezzuti. I due in secondo grado avevano rimediato 7 e 13 anni ma grazie alla strategia dei loro difensori, gli avvocati Leopoldo Perone e Antonio Rizzo, si sono visti annullare la condanna con rinvio ad un nuovo giudizio di corte d’appello. La Suprema Corte ha invece rigettato i ricorsi di Luigi Giugliano, Mariano Mirone, Bruno Fiorente, Francesco Rosario Fortunato e Antonio Noschese.
Le indagini iniziarono a maggio 2006 ed erano allora finalizzate alla cattura dei latitanti Salvatore Imparato e Massimo Acerra. Ascoltando le conversazioni di altri affiliati al clan Castaldo di Caivano, venne fuori il legame con due trafficanti di Fuorigrotta già conosciuti dagli investigatori: i fratelli Amirante