«Sono stato io a sparare a Pio Marco Salomone, ma non volevo ucciderlo». Con queste parole il 15enne fermato con l’accusa di omicidio per il delitto commesso nella notte tra sabato e domenica all’Arenaccia, in via Generale Francesco Pinto, ha ammesso davanti al giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale dei minorenni di Napoli di per premuto il grilletto della pistola, ferendo mortalmente il 19enne.
Con la vittima, ha spiegato il 15enne – assistito dall’avvocato Beatrice Salegna – esistevano ruggini pregresse. Il gip ha così convalidato l’arresto.
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Non sarebbe stato Marco Pio Salomone, il 19enne ucciso domenica a Napoli con un colpo di pistola alla testa, il vero obiettivo del killer 15enne.
Secondo quanto emerge dai primi accertamenti della Polizia, coordinata inizialmente dalla Direzione distrettuale antimafia e poi passata alla competenza della Procura dei Minorenni, il ragazzo arrestato e reo confesso avrebbe agito da solo. Si sarebbe avvicinato a piedi all’auto in cui si trovava un gruppo di giovani ritenuti “rivali”, avrebbe individuato il bersaglio seduto sul sedile anteriore e avrebbe sparato un solo colpo, colpendo invece il 19enne che era seduto dietro.
Gli amici della vittima hanno riferito agli investigatori che lo sparo sarebbe scaturito da un semplice “sguardo di troppo”. Una ricostruzione che però non convince gli inquirenti, i quali ritengono che il movente vada cercato piuttosto in contrasti legati allo spaccio di droga. Tutti i giovani coinvolti, stando a quanto trapela, sarebbero infatti inseriti in attività di spaccio.

