Stamattina la Polizia di Stato ha eseguito un sequestro dei beni emesso, ai sensi della normativa antimafia, dal Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione di Santa Maria Capua Vetere su proposta formulata dal Questore della provincia di Caserta nei confronti di Massimo Di Caterino. Si tratta del boss del clan dei Casalesi che è stato condannato in via definitiva per associazione per delinquere di stampo mafioso.
I pizzini nel bunker
Il 53enne fu catturato dalla Squadra Mobile di Caserta nell’ottobre del 2012, dopo un lungo periodo di latitanza, in un bunker a Francolise dove furono rinvenuti numerosi pizzini. Le forze dell’ordine trovarono pure un dispositivo per il rilevamento delle microspie, una botola con accesso ad un nascondiglio, collocata nella cabina doccia, e una pistola calibro 7,65.
In seguito alla sentenza definitiva di condanna è emerso il suo ruolo apicale nell’organigramma della fazione Zagaria. Così gli investigatori della Divisione Anticrimine di Caserta e del Servizio Centrale Anticrimine hanno svolto gli accertamenti patrimoniali necessari ad individuare le proprietà e le risorse finanziarie provento delle attività delittuose commesse nel tempo.
L’indagine su Massimo Di Caterino
Dall’indagine è emersa una notevole sproporzione tra i beni posseduti ed i redditi dichiarati dai membri dell’intero nucleo familiare.
Gli accertamenti hanno, infatti, consentito all’autorità giudiziaria di disporre il sequestro preventivo, funzionale alla confisca, di alcuni immobili, veicoli e diversi rapporti finanziari e bancari dal valore complessivo circa 1 milione di euro.
Dunque tra San Cipriano e Casal di Principe è stata trovato un articolato sistema di videosorveglianza all’interno di una villetta a due piani. Gli investigatori hanno anche scovata una piccola stanza nascosta bunker, utilizzata come nascondiglio immediato per una sola persona in caso di fuga o necessità.