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giovedì, Aprile 25, 2024
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Duplice omicidio a Melito, il piano della Vanella per ‘stritolare’ economicamente i nemici

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Un duplice omicidio propedeutico allo scoppio della terza faida. Un doppio agguato eclatante che andava a minare, forse in maniera definitiva, la base economica del clan fino a quel momento fulcro della federazione costituita dalle cinque famiglie di Secondigliano e Scampia, ossia gli Abete-Abbinante. Dietro il duplice omicidio di Raffaele Stanchi e Luigi Montò la strategia della Vanella Grassi e dei Marino di colpire, in maniera definitiva, gli interessi del ras rivale, Arcangelo Abete. La ricostruzione, effettuata anche grazie ai verbali di numerosi collaboratori di giustizia, viene effettuata dai magistrati nel provvedimento con cui il Riesame ha negato l’arresto di Tina Rispoli e Luigi Cioffi.  Quel  duplice omicidio, di fatto, sancì il momento iniziale della terza faida di Scampia, attraverso la quale i componenti della famiglia della Vanella Grassi, dei Marino, dei Leonardi, unitamente agli Amato Pagano (in forma di alleanza sottobanco), hanno intrapreso una guerra (seppur inizialmente non dichiarata) contro gli Abete-Abbinante-Notturno, fino a quel momento loro alleati.

L’odio della Vanella e dei Marino per Arcangelo Abete

Con l’ucsione di Stanchi, principale luogotenente e braccio economico nel settore del narcotraffico di Abete, la Vanella e il gruppo delle Case celesti in effetti, intendevano chiudere il flusso finanziario che alimentava i gruppi Abete-Abbinante-Nottumo, i quali, fino a quel momento formalmente loro alleati, erano ignari dei nuovi equilibri alla base della costituzione della neonata organizzazione, la quale, riavvicinandosi anche ad Antonio Leonardi diventerà poi protagonista vincente della faida 2012-2013, Con il duplice delitto, quindi, il gruppo Abete-Abbinante-Nottumo era stato finanziariamente minato, poichè veniva eliminato il ras del Lotto P e. quindi, il capo di una delle piazze più remunerative del narcotraffico napoletano. A ciò deve aggiungersi che serpeggiava un forte malcontento tra alcune famiglie del “cartello” in quanto, le modalità con cui Stanchi provvedeva alla ripartizione dei guadagni della piazza delle Case dei Puffi non era considerata equa, avendo privilegiato, in particolar modo, proprio Arcangelo Abete.

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Così la Vanella ottenne la ‘neutralità’ degli Amato-Pagano

Rosario Guarino, uno dei ‘colonnelli’ della Vanella dichiarò poi ai magistrati:«L’accordo era quello di tenerli in vita, anche se Luigi Montò dei due milioni di euro non sapeva niente e poteva morire. Lello bastone no, doveva darci i soldi e perciò volevano solo farlo parlare. Perciò lo chiudemmo in uno stanzino e cominciammo a picchiarlo. Lui ripeteva di non essersi preso niente: né per lui né per Arcangelo Abete. A un certo punto Fabio Magnetti perse la pazienza e gli sparò. Nel frattempo era già stato ucciso Montò». Per quel duplice omicidio Antonio Mennetta e Fabio Magnetti sono stati condannati all’ergastolo. Come poi ricostruito dai magistrati «La Nuova Vanella Grassi, però. non era ancora in condizioni di poter dichiarare apertamente guerra agli Abete Abbinante Notturno e, con l’accordo concluso sotto banco con gli Amato Pagano (ufficialmente ancora nemici delle cinque famiglie) e con Marino Gaetano ed il suo luogotenente Giugliano Gianluca (il primo sarà ucciso a Terracina ed il secondo il giorno dopo l’omicidio intraprenderà la strada della collaborazione) elimina il ras del LOTTO P, fedelissimo di Arcangelo Abete. In questo primo periodo, in cui la scissione non è ancora manifesta, gli Abete Abbinante Notturno non immaginano che il duplice omicidio è stato consumato proprio dai loro alleati della Vanella Grassi/ Marino. In realtà il dato dichiarativo dei collaboratori consente di accertare come anche gli Abete Abbinante progettavano di nascosto un analoga cruenta scissione. Il duplice omicidio fu solo l’inizio della faida e grazie all’accordo sotto banco, facendo apparire ogni azione di fuoco opera degli Amato- Pagano, seguirono tra le fila degli Abete Abbinante gli omicidi di Fortunato Scognamiglio e Ciro Abrunzo».

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