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venerdì, Maggio 10, 2024
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Minacce alla moglie del pentito, assolti due ras dei De Micco

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Erano accusati di aver minacciato la moglie del pentito Rocco Capasso allo scopo di farsi rivelare la località segreta dove questi risiedeva. Il tribunale di Napoli ha invece accolto le argomentazioni dei loro difensori scagionando Lino Carbone e Umberto Dello Iacono indicati come vicini al clan De Micco, i famigerati ‘Bodo’ di Ponticelli. Secondo la Procura i due avrebbero avvicinato la moglie di Capasso presso un ufficio postale mentre la donna era intenta a spedire un vaglia per il marito. Il tutto allo scopo di avvantaggiare il loro gruppo e venire a sapere dove fosse l’uomo. Il pubblico ministero aveva addirittura chiesto per loro sei anni e invece questa mattina le accuse a loro carico sono state completamente smontate. A prevalere le argomentazioni dei loro legali, gli avvocati Leopoldo Perone, Antonio Rizzo e Simone Mancini.

Il collegio difensivo ha smontato le accuse rese in fase di indagini dalla moglie di Capasso ed attraverso un accurato contresame ha condotto la donna ad ammettere di essersi probabilmente suggestionata dalla presenza all’interno dell’Ufficio postale dei due che però in quell’occasione, come ribadito dalla difesa, non proferirono parola ne’ adoperarono atteggiamenti minacciosi. Proprio Rocco Capasso è uno dei grandi ‘accusatori ‘ dei ‘Bodo’: fu lui a parlare per primo dei contrasti tra i De Micco e i Casella rivelando il retroscena della ‘pax’ tra i due gruppi. Capasso ha rivelato ai magistrati della Dda che i Casella pagavano ai De Micco la quota mensile delle piazze di spaccio fino all’arresto di Roberto Scala, avvenuto a marzo 2015. Al rifiuto di corrispondere la quota seguì una reazione da parte di Flavio Salzano, reggente del clan De Micco dopo l’arresto di Scala e nel periodo di detenzione di Luigi De Micco. La reazione si tradusse in un attentato nel corso del quale Giuseppe Casella rimase ferito.

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Il racconto del pentito Capasso: la pace tra i De Micco e i Casella

Lo stesso Casella peró diede l’ordine ai suoi di non mollare e da allora i ‘casi di insubordinazione’ si sono moltiplicati facendo capire a Luigi De Micco che forse era meglio trovare un’intesa piuttosto che innescare una nuova guerra, nociva per gli affari. A quel punto De Micco si fece vedere in giro con Eduardo Casella per far vedere a tutti che tra i due non c’era alcun problema:”Appena uscito Eduardo Casella, dopo un mese e mezzo, Luigi De Micco andò da solo in moto sotto al balcone dei Casella e chiamò Eduardo Casella e gli disse che era il momento di buttare acqua sul fuoco e se lo prese con lui. Cominciarono a girare insieme per Ponticelli per dimostrare che la guerra tra De Micco e Casella era finita”

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