sabato, Luglio 19, 2025
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Lutto per Roberto Saviano: “Addio zia, la mia vita è finita con te”

Un grave lutto familiare ha colpito Roberto Saviano. Tramite un post su Instagram, l’autore di Gomorra ha annunciato la morte della sua amata Zia Lalla, infatti, il giornalista ha condiviso una vecchia foto che lo ritrae piccolo. Saviano ha accompagnato il post di cordoglio con una lunga dedica:  “Zia Lalla non c’è più. Lalla la chiamavo io da bimbo; le avevo dato questo nome, più facile da pronunciare del suo: Silvana. Non si era sposata e aveva, con sua sorella — mia madre —, scelto di accudirmi. Aveva scelto me e mio fratello come figli: non le eravamo capitati. Mi ha svegliato al mattino per anni, tenuto il termometro, accompagnato a scuola, alle lezioni di pianoforte; mi ha insegnato a usare forchetta e coltello, rimpinzato di frullato, lavato e disinfettato le sbucciature, insegnato a rompere le uova di cioccolato con un pugno, costruito imperi di Lego, collezionato con me squadre di Subbuteo. Tutto ciò che sono ha la sua traccia, tutto ciò che non sarò più ha la sua assenza”. 

“Le mie scelte le hanno causato dolore”, il cordoglio di Saviano per zia Lalla

“Il suo stile era vivere secondo i suoi principi: un’etica rigorosa che non voleva imporre a nessuno. Era la sua, e la praticava. Aveva rifiutato di lavorare in banca e di sposarsi, per non cedere ad altri alcun potere su di sé. Silvana era l’amore creativo per i suoi animali: li sentiva nel profondo, avendo con loro intesa ctonia più che con gli uomini, verso i quali nutriva una diffidenza costante. Se solo riuscissi a credere alla vita eterna, saprei ora dove si trova: con le quattro tartarughe d’acqua dolce, Miciurì il gatto rosso, Bandito il meticcio trovato, Merlino l’ultimo gatto vissuto troppo poco, e soprattutto con Oliver, il gatto amato. E sull’uscio ad attenderla ci sarebbe Darma, la cagnolina boxer con cui ha vissuto in simbiosi. Per parte mia, sono stato una sventura per lei, come per tutta la famiglia: la mia vicenda è stata un’esplosione. Non solo hanno cambiato città e abitudini, sono state costrette a difendermi dai commenti continui. Provava a seguirmi e ad assistermi quando, all’inizio, le scorte mi spostavano continuamente, poi nei processi, nelle accuse, nei ghigni. Conosco la barbarie del paese in cui vivo, ma non ho scuse: le mie scelte le hanno causato dolore e peggiorato l’isolamento; a nessun altro la colpa se non alla mia esposizione che l’ha travolta. Addio, zia Silvana, madre amata. La mia vita — quella che, per essere compresa, non necessitava parole ma solo sguardi — è finita con te“, ha concluso l’autore di Gomorra.