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martedì, Aprile 16, 2024
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Napoletani scomparsi in Messico, arriva il primo esito delle ricerche dell’operazione speciale

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“Dio è grande”. C’è speranza nei familiari dei tre napoletani scomparsi in Messico dopo la notizia di ieri dell’avvio di un’operazione speciale per il loro ritrovamento. La notizia è rimbalzata dai media messicani fino in Italia e rilanciata da Chi l’ha visto. 

Sono passati più di quattro anni dalla scomparsa dei tre italiani: Raffaele Russo, Antonio Russo e Vincenzo Cimmino, e ancora non si sa dove si trovino. Le autorità hanno dispiegato un’operazione speciale con quasi 100 agenti dei tre livelli di governo per cercarli a Tecalitlán. Ma purtroppo l’operazione non ha prodotto risultati positivi. L’operazione ha avuto il supporto della Segreteria di Stato per la Pubblica Sicurezza, la Commissione di Ricerca locale; l’Unità di Stato per la Protezione Civile ei Vigili del fuoco, nonché la Guardia Nazionale e il Segretario alla Difesa Nazionale.

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La delegazione si è recata nelle vicinanze del ponte Maravillas, situato sul tratto stradale da Tecalitlán a Jilotlán de los Dolores, nel comune di Tecalitlán, Jalisco. Il procuratore speciale per le persone scomparse (FEPD) e la Direzione generale per i processi di monitoraggio della Procura di Stato, hanno indicato che le azioni di perquisizione continueranno ad essere svolte dalle famiglie e in coordinamento con diverse autorità del paese.

All’inizio di aprile 2021 è stata emessa una condanna nei confronti di Emilio “N” e Salomón Adrián “N”, per il reato di sparizione forzata di persone. Il sesto giudice del distretto giudiziario con sede a Zapotlán El Grande ha deliberato di emettere una condanna a 50 anni di reclusione nei confronti dei due ex agenti di polizia municipale e il pagamento di un milione e 290mila per il risarcimento del danno. Raffaele Russo, 60 anni, Antonio Russo, 25 anni, e Vincenzo Cimmino, 29 anni, tutti napoletani, sono scomparsi nel nulla. Il primo a partire è stato Raffaele e poi suo figlio e suo nipote, che sono andati a cercarlo, ma nessuno dei due è tornato a l’albergo dove alloggiavano. Questi due hanno comunicato con la loro famiglia e hanno affermato che la polizia li aveva detenuti, ma li hanno consegnati a membri della criminalità organizzata.

Raffaele Russo, 60 anni, commerciante ambulante, viaggia spesso insieme ad altri familiari tra Napoli e il Messico, dove si trovava per lavoro il 31 gennaio. Dalle 15:30 ora locale di quel giorno il suo cellulare è risultato spento. Il figlio Antonio e il nipote Vincenzo Cimmino hanno provato a raggiungerlo a Tecalitlán, l’ultima località indicata dal GPS del suv che lui aveva preso a noleggio, un Honda CRV bianco (targato E03APK). Giunti sul posto hanno inviato alcuni messaggi vocali Whatsapp ai familiari, in cui dicevano di essere stati fermati a un distributore di benzina da agenti della polizia, arrivati su due moto e un’auto. Da quel momento non si sa più nulla di loro e la polizia locale ha smentito che siano stati arrestati. Avevano noleggiato un suv uguale a quello di Raffaele Russo, targato M89AJV. “Chiediamo alle autorità italiane di intervenire perché in Messico nessuno ci dà informazioni, nessuno ci aiuta a conoscere la verità sui nostri familiari”, hanno scritto i parenti in un appello su Facebook. La procura di Roma ha aperto un fascicolo d’indagine, al momento senza ipotesi di reato.

 

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