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sabato, Aprile 20, 2024
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Napoli. Bimbo con il volto sfigurato da una lampada a petrolio: sogna di conoscere Koulibaly

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Sfigurato dalle ustioni, non può guardarsi allo specchio. È qui, a Napoli, per riavere un volto, oltre l’infinita dolcezza schiusa da quelle labbra così grandi che sembrano sorridere sempre perché non può serrarle, i denti che sporgono di traverso, i ricci che crescono solo da un lato, e gli occhi, intesi e asimmetrici, che assomigliano a due fessure da cui filtra appena la luce.

Vede solo ombre Ceikh Ndiaye, il bimbo senegalese di tredici anni arrivato ieri in aereo a Napoli per un doppio intervento chirurgico, al viso e anche alle mani che sono piegate sui polsi. «Accoglierlo non è stato affatto facile per effetto della legge Salvini», dice il primario di Chirurgia maxillo-facciale al Primo Policlinico, Gian Paolo Tartaro, di ritorno da una missione umanitaria nell’ospedale di Dakar e nei presidi vicini del paese africano, dove ha operato 72 bambini. «Ma il suo caso», continua il medico, indicando il piccino che nel frattempo si nasconde sotto la coperta, già un anno e mezzo fa, «il suo caso è risultato troppo complesso per provvedere sul posto».

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Nel 2017, l’avvio della richiesta di ricovero. «È dovuta intervenire l’ambasciata», aggiunge Tartaro, spiegando che il numero di giorni ottenuto resta limitato: il permesso di soggiorno scade il 19 marzo. Le cure, dunque, sono accelerate: venerdì è fissata la prima operazione per rimettere a posto entrambe le mani, ribaltate su se stesse, e con le dita fuse tra loro. Martedì, 5 marzo, la chirurgia si sposta al volto con l’obiettivo di allargare il campo visivo e sbloccare la bocca.

Come può vivere un bimbo in queste condizioni è difficile da accettare. Eppure, Ceikh è in questo stato da quando aveva nove mesi a causa dell’incendio nella casa-capanna provocato da una lampada a petrolio, come quelli che ogni anno, quando è tempo della raccolta delle arance, si accendono tra Rosarno e San Ferdinando. La sua famiglia abita nel continente nero a 140 chilometri dalla capitale, racconta il primario, descrivendo l’estrema povertà e le contraddizioni di oggi.

Il bimbo sa scrivere, in qualche modo, sua madre no: Die, 33enne, di straordinaria bellezza, ha altri tre bimbi, tutti più piccoli, e saluta, ringrazia, mostra i documenti clinici in francese. «Lei lo ha portato da noi perché lo visitassimo, e noi abbiamo preso a cuore la sua storia», aggiunge Francesca Pacelli Romano, manager di Emergenza Sorrisi, la onlus che opera tra Roma, Bari e Napoli e ha organizzato tutto, ottenendo il sostegno della azienda ospedaliera universitaria guidata da Maurizio di Mauro, la partecipazione dell’Ateneo, con il rettore Giuseppe Paolisso, e l’impegno della Curia di Napoli che, con la Vanvitelli, è impegnata in diverse iniziative di solidarietà, a sostegno dei più fragili. «Partecipo alle missioni da undici anni», ricorda orgoglioso Tartaro, 52 e due figli, il nome del padre Sergio, prima di lui alla guida della chirurgia maxillo-facciale, ancora indicato su un foglio in bacheca.

«Il prossimo viaggio è in programma dal 13 al 19 maggio in Benin, durante le ferie e dopo i precedenti in Bangladesh, in Indonesia», spiega il medico. «Ho operato a Napoli anche due piccoli pazienti provenienti dall’Afghanistan», aggiunge, mostrando le foto di decine di volti e corpi sfigurati da malattie che qui non potrebbero raggiungere uno stadio tanto avanzato. In quest’ultima missione, spiega Fabio Massimo Abenavoli, presidente di Emergenza Sorrisi, «a Dakar abbiamo ritrovato Mame, una ragazza operata al Policlinico Gemelli che aveva un gravissimo tumore alla mandibola. Ora sta bene, sorride e ha ripreso gli studi. In ogni missione lavoriamo a fianco dei medici locali per trasferire competenze e conoscenze. Un primo seme che speriamo porti anche alla creazione di presidi ospedalieri dove curare anche le patologie più complesse». E, d’improvviso, il bimbo scoppia a piangere: «Ha paura dell’intervento chirurgico», sussurra la mamma, accarezzandolo, mentre il dottore gli passa lo smartphone con il video di Koulibaly, il calciatore senegalese e difensore del Napoli. Ceikh ha solo tredici anni. Sarebbe bello se Kalidou venisse a trovarlo.

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