«Cancro da amianto, è strage di marittimi: 1600 vittime sulle navi», così titolano i colleghi de il Mattino. Sono le parole tanto tremende quanto vere che descrivono una piccola strage silenziosa. Uno omicidio massivo senza spargimenti di sangue, senza clamore. In silenzio e inconsciamente (vogliamo pensare che sia così), i costruttori di navi e rispettivi concessionari costruirono tantissimi pezzi di navi utilizzando uno dei materiali più cancerogeni e rischiosi per la salute dell’uomo: l’amianto. Dopo diverse inchieste e una lunga serie di processi per dimostrare che quell’amianto stava uccidendo centinaia di persone, colpevoli soltanto di lavorare su una nave. L’associazione Contramianto ha stimato, tra il 1997-2012, 653 casi di mesotelioma tra personale civile, marinai e macchinisti navali, aggiunti a 1123 tumori polmonari, alla trachea e alla laringe. Dal 2005 la legge impone lo smantellamento delle navi costruite col veleno. E questo è un bene. Ma il passato non si cancella.
Navi fatte d’amianto fino ai primi anni 2000, migliaia di marittimi malati di cancro
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