Si oppongono all’abbattimento della loro casa bifamiliare, disposto dalla Procura di Napoli, appellandosi «alla coscienza e all’umanità dei giudici soprattutto in questo periodo di emergenza pandemica. Ci sono anche due donne incinte e due bambini di tenera età, che rischiano ora di non avere più un tetto sotto il quale stare». I componenti del nucleo familiare Vitale, residente in via Arcangelo Corelli nel quartiere Pianura, sono destinatari di una sentenza passata in giudicato che è previsto sia resa esecutiva quest’oggi. Le forze dell’ordine e l’autorità giudiziaria sono arrivati questa mattina sul posto per mettere in atto le procedure e predisporre l’abbattimento dello stabile, uno dei tanti sorto senza autorizzazioni decenni fa rientranti in quella categoria definita, anzitutto dai diretti interessati, “abusi di necessità’’. I Vitale ovviamente s’oppongono e sperano almeno in un rinvio che consenta di trovare una soluzione soddisfacente. La situazione, di per sé caotica, è in evoluzione minuto dopo minuto.
L’appello dei Vitale
«Preghiamo perché prevalga la coscienza umana oggi – affermano i diretti interessati anche attraverso un video diffuso sui social. Nella nostra famiglia ci sono due ragazze incinte e due minori di due anni e mezzo e di un anno e mezzo. Si trovi una soluzione politica che eviti questo scempio. L’alternativa a quest’abitazione non ce l’abbiamo. Dove andremmo?». Sulla zona di Pianura, come così come in diverse aree del napoletano cominciando dal flegreo e in altri territori della Campania, sono state costruite negli anni abitazioni senza le necessarie concessioni edilizie. Le famiglie che vi abitano sono consapevoli delle irregolarità commesse e per questo negli anni hanno cercato di regolarizzare la propria posizione attraverso il pagamento di oblazioni o ricorrendo a condoni edilizi.
Tutto inutile, viste le varie sentenze di abbattimento emesse dai giudici. Secondo quanto sottolineato già da tempo dall’associazione nazionale Io Abito sarebbero almeno 70 gli edifici tra Napoli e provincia che dalla fine del 2020 in avanti rischiano l’abbattimento coatto, una ventina di questi solo nei territori di Chiaiano, Camaldoli e Pianura. Emanuela Vitale, una delle componenti della famiglia interessata alla sentenza di abbattimento ricorda ad InterNapoli.it: «Mio padre ha pagato oneri, oblazioni, ha speso tantissimi soldi per iniziare la pratica di condono, ma il Comune di Napoli non ha mai risposto nè in un senso né in un altro. Non solo: il Comune da un lato ha dato gli allacci di corrente e licenza fognaria, dall’altro lato l’iter legale adottato seguiva una strada contro la regolarizzazione. Eppure Pianura è al 99% abusiva, comprese le chiese!», aggiunge Emanuela.
La rabbia del presidente di Io Abito
Il presidente dell’associazione nazionale Io Abito, Raffaele Cardamuro, è adirato per quanto sta accadendo. «Per lo Stato c’è un abusivismo di serie A e di serie B. Non è concepibile che una Nazione civile possa permettere di vendere opere abusive che all’indomani possano trovarsi nella stessa condizione della casa della famiglia Vitale. Basta fare una ricerca sulle agenzie immobiliari e controllare quante case che superano i 750 metri cubi sono in vendita dopo il condono del 1994».
Per Cardamuro «c’è uno stillicidio, lo Stato ci mette nelle condizioni di dover denunciare tutti gli abusi che omette di vedere permettendo speculazioni dei grandi e colpendo solo le famiglie che hanno fatto enormi sacrifici. Siamo al paradosso totale, il business delle speculazioni va avanti anche in questo periodo di pandemia».
Tra le proposte di Io Abito, già rese note a fine 2020: sospensione di 12 mesi di tutti gli abbattimenti e la richiesta al Governo di trasformare in legge la mozione votata nella scorsa consiliatura regionale che prevede una moratoria e una giusta gradualità degli abbattimenti.
