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Non era ambasciatrice del clan Moccia, secondo assoluzione per la moglie del defunto ras Tuccillo

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La Prima Sezione della Corte di Appello di Napoli ha rigettato l’appello avanzato dalla DDA nei confronti di Capone Anna, mogle del ras Tuccillo Gennaro meglio noto come Gennaro zi Sant del clan Moccia (deceduto per cause naturali) dall’accusa di partecipazione al clan Moccia.
Secondo l’accusa la Capone anna era destinataria delle richieste del marito, all’epoca detenuto nel carcere di Palermo, da veicolare all’esterno agli affiliati.

Già in primo grado, il gup Cananzi, all’esito del giudizio definito nelle forme del rito abbreviato, assolveva dall’accusa di partecipazione al clan Moccia la Capone ritenendo insussistente l’accusa di essere la fiduciaria del marito nelle dinamiche del clan.
Contro l’assoluzione, la procura aveva promosso appello, lamentando il fatto che il gup non avesse preso in considerazione ulteriori intercettazioni, ed in particolare quelle intercorse tra Vitucci Anselmo, condannato in via defintiva quale partecipe del clan Moccia sotto le direttive di Favella Francesco – e la figlia.

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Dal tenore delle intercettazioni, Capone Anna era il soggetto a cui la figlia del Vitucci doveva rivolgersi per il sostentamento dell’affiliato.
Tuttavia, anche quest’ulteriore elemento di prova evidenziato dalla procura non ha convito e la Capone (assistita dagli avvocati Domenico Buonincontro e Dario Carmine Procentese) ha incassatato la seconda assoluzione.

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Redazione Internapoli
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