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sabato, Aprile 20, 2024
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Omicidi Gargiulo-Sorrentino, una lite al Baku ha preceduto la mattanza

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Domenico Gargiulo e Gennaro Sorrentino sarebbero stato uccisi dalla stessa mano. Un’unica regia criminale che conferma le tensioni in atto da tempo tra i clan dell’area nord con una precisazione. Nel mirino sono finiti i Leonardi, il clan fino a qualche anno fa guidato dal boss Antonio detto ‘Chiappellone’, un tempo signore della droga per il clan Di Lauro (vicinissimo al capo del sodalizio Paolo Di Lauro) prima della scelta di staccarsi dalla ‘casa madre’ e di aderire alla galassia scissionista prima e all’alleanza con la Vanella Grassi e con i Marino dopo fino alla scelta di collaborare con lo Stato.

Come anticipato da Internapoli Gargiulo sarebbe stato ucciso prima di Sorrentino e solo la denuncia dei suoi familiari ha permesso di ritrovarlo cadavere in un’auto abbandonata in via Zuccarini. Il suo passato, la sua precedente militanza nel clan Marino (gruppo alleato dei Leonardi) e quell’agguato a cui scampò sette anni fa (e in cui perse la vita l’innocente Lino Romano) hanno allarmato gli uomini del commissariato Scampia che si sono messi alla ricerca di possibili tracce che potessero ricondurli a ‘Sicc e penniell’. E’ stata in particolare la sorella dell’uomo a far temere il peggio.

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C’è però un altro dato ritenuto fondamentale e taciuto sinora dagli inquirenti forse per non alimentare la paura di una nuova faida. Sia Gargiulo che Sorrentino sono legati da parentela ai Leonardi. Sorrentino era cognato diretto del boss ‘Chiappellone’ (la moglie è infatti sorella di Leonardi), Gargiulo invece era parente acquisito di Pietro Maoloni (la sorella è infatti la moglie del fratello di Pietro ‘o mellon), tra i 100 latitanti più pericolosi prima di essere arrestato tre anni fa di ritorno da un viaggio da Sharm el Sheik. Maoloni, a detta di diversi collaboratori di giustizia, è uno dei fedelissimi di Leonardi avendone curato in passato i traffici di cocaina che inondavano di piazze l’area nord. Già la droga.

Il movente di questa ‘mini faida’ sarebbe riconducibile proprio a tale business che resta prioritario per i gruppi dell’area. Questa è una delle ipotesi al vaglio. L’altra, minoritaria tra gli investigatori, vedrebbe i due omicidi come un tentativo di frenare le rivelazioni rilasciate ai magistrati dallo stesso Leonardi che avrebbe inguaiato un bel po’ di persone in odor di malavita, personaggi borderline della mala di Miano, di Scampia e anche dei paesi dell’hinterland. A sostegno di queste tesi ci sarebbe una lite, avvenuta allo Chalet Baku due settimane fa, un alterco tra giovani ras di due sodalizi. Gli investigatori stanno cercando di capire quali soggetti siano stati coinvolti cercando di ricostruire i loro movimenti di questi ultimi giorni. Indagini a tutto campo (affidate alla squadra mobile) per scongiurare un terzo delitto.

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