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venerdì, Marzo 29, 2024
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Omicidio Nardi: «Marco Di Lauro decise di andare contro a quelli di San Pietro»

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La decisione di uccidere Eugenio Nardi, uomo di punta dei Sacco-Bocchetti di San Pietro a Patierno, fu presa da Marco Di Lauro. Questo almeno quanto dichiarato ai magistrati da Carlo Capasso, ex enfant prodige della camorra di Secondigliano poi divenuto collaboratore di giustizia. Per i magistrati che seguono i fatti dell’area nord si tratta di testimonianze di elevato valore probatorio vista la vicinanza in passato di Capasso alla famiglia Di Lauro. Nardi doveva morire perchè era responsabile del ferimento di Daniele Tarantino, giovane affiliato al Terzo Mondo, rappresaglia che passava il definitivo passaggio anche di quelli di San Pietro nella galassia scissionista. Era il 2008. ‘Gege’ fu colpito a morte con 10 colpi in via Nuovo Tempio ‘roccaforte’ dei Sacco-Bocchetti. Un omicidio eccellente che fu subito vendicato con l’omicidio di Ciro Reparato, zio dello stesso Capasso e considerato una sorta di ‘ambasciatore’ dei Di Lauro. Reparato, secondo quanto raccontato dal nipote, fu attirato in trappola attraverso la convocazione di un finto summit. Con lui, a rappresentare la famiglia, c’era anche Antonio Di Lauro circostanza che non fece desistere i killer che infatti ammazzarono Reparato lasciando stare Di Lauro junior: le regole della camorra impediscono ai killer di uccidere il figlio di un boss. A sparare secondo quanto poi racconterà lo stesso Capasso furono Antonio Zaccaro e Costanza Apice, due uomini di assoluta fiducia dell’ex costola dei Licciardi di San Pietro.

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