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giovedì, Marzo 28, 2024
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Omicidio Perinelli, tutti i punti oscuri dell’inchiesta. La sorella ai giudici: “Siamo morti con lui”

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Le indagini sono solo all’inizio. Fino ad ora c’è solo il nome della persona che ha accoltellato a morte Raffaele Perinelli, ma i punti oscuri sono ancora tanti. A partire dai veri motivi di quella lite che nella notte tra sabato e domenica ha portato Alfredo Galasso a pugnalare a morte il 21enne di Miano. Innanzitutto si cerca l’arma del delitto, quel coltello che Galasso ha portato con sé”per paura”, come da lui dichiarato davanti ai magistrati nell’interrogatorio. Il killer reo confesso di Perinelli ha detto agli inquirenti di aver gettato il coltello insanguinato dal ponte di Bellaria a Miano ma dopo i primi sopralluoghi effettuati dai carabinieri non è stato ancora trovato.  Domani mattina, intanto, è previsto l’interrogatorio di garanzia per Alfredo Galasso. Quest’ultimo ha parlato di una lite avvenuta all’esterno di una discoteca a Bagnoli qualche giorno prima. Poi ha incrociato Perinelli a Miano, da lì ne è nata una zuffa a seguito della quale, ad averne la peggio, è stato Perinelli. Non è chiaro chi ha aggredito per prima l’altro. Da ragazzini erano anche amici, si frequentavano, come dichiarato dalla mamma di Perinelli: “Alfredo Galasso ha visto crescere mio figlio. Abita davanti casa nostra. Ha portato con sé un coltello da cucina per una settimana “.

GLI ALTRI PUNTI OSCURI DELLA VICENDA

Come riporta il Mattino ci sono anche tanti altri punti oscuri da chiarire. Galasso dichiara che Perinelli ha dato un calcio nella porta dell’auto. «Mi ha visto arrivare, io ero in auto e lui in sella allo scooter. È sceso ed è venuto verso di me, mi sembrava che impugnasse qualcosa, e ha sferrato un calcio sulla mia auto». Un punto tutto da verificare, sono state scattate delle foto alla portiera dell’auto. Si cercano anche video che possano aver ripreso qualcosa di importante, ad esempio come è stata data la coltellata. Per difendersi o per attaccare? Di testimoni sembrano non esserci. Eppure sia in discoteca, sia in via Janfolla, i due litiganti si sono confrontati davanti a decine di persone.

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L’accusa per Alfredo Galasso

È stato sottoposto a fermo per omicidio doloso aggravato dai futili motivi e dalla premeditazione Alfredo Galasso. Il 31enne  ha confessato di aver accoltellato Raffaele Perinelli, 21enne morto ieri sera nell’ospedale San Paolo di Napoli dove era appena stato trasportato. Alfredo Galasso si è costituito recandosi nella caserma dei Carabinieri di Casoria circa due ore dopo la morte di Perinelli, e ha spiegato di conoscere la vittima con la quale aveva avuto un pesante diverbio circa una settimana prima all’esterno di una discoteca di Bagnoli. I due si sono incontrati casualmente nel loro quartiere Miano e tra i due è riscoppiata la lite, con una dinamica ancora in fase di accertamento. A.G. ha raccontato di aver usato il coltello che aveva con sé da alcuni giorni proprio perché temeva un’aggressione da parte di Perinelli. Una coltellata inferta al torace è risultata fatale al 21enne.

La lettera della sorella del calciatore ucciso

Un accorato appello rivolto ai giudici dalla sorella di Lello, Francesca Perinelli. La ragazza, straziata dal dolore, si è accodata alla madre che già domenica ha fatto appello ai giudici. La giovane chiede giustizia, e non vendetta, per il fratello ucciso da Alfredo Galasso, il 31enne che gli ha sferrato un fendente al cuore.

«Cari giudici, vorrei che queste parole arrivassero non alle vostre teste ma ai vostri cuori. Lello è stato ucciso e io e la mia famiglia siamo morti con lui. Se vi chiediamo di essere severi con chi ha ucciso Lello non è per vendetta ma è perché crediamo e vogliamo continuare a credere nella Giustizia, quella con la G maiuscola e non quella delle leggi fredde e dei cavilli inutili. Chi ha accoltellato Lello aspettandolo, armato, per sette giorni per una banale lite non ha colpito solo il cuore di Lello ma il cuore nostro, quello di un intero quartiere e di una intera città perché Lello era e potrà essere il simbolo di chi, in un quartiere difficile e in una città difficile, lotta contro tutti e tutto e, fino a quella notte buia, vince. E fa vincere il sole del suo carattere, la bellezza dei suoi sorrisi, i suoni delle sue risate. E quel marchio brutto, falso e ingiusto sulla pelle se l’era tolto alzandosi tutte le mattine alle 6 per andare a scuola e poi al lavoro e inseguendo il suo sogno di calciatore. La nostra famiglia non naviga nell’oro e per Lello sarebbe stato facile percorrere strade in discesa fuori dalla legalità ma lui aveva scelto strade in salita e su quelle strade correva come correva sui suoi campi di calcio dimostrando a se stesso e agli altri che anche a Miano, anche a Napoli, i ragazzi che scelgono la legalità possono farcela. Ecco perché vi chiediamo Giustizia: per continuare a far vivere Lello e per continuare a dimostrare che il suo percorso era quello giusto e un coltello e una notte buia non possono fermarlo veramente. Lello sorride e corre ancora…  Qualcuno ha cercato di fermarlo. Non fermatelo anche voi»
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