Una parte dell’ordinanza contro i clan di Pianura è dedicata all’operatività del clan Esposito-Marsicano-Calone nei principali settori d’interesse, tra cui droga, armied estorsioni. In particolare dalle indagini emerge che dal carcere di Tolmezzo dove era detenuto, Emanuele Marsicano, capofila indiscusso del sodalizio nato sulle ceneri del clan Mele, aveva decretato la morte di Emanuele Bruno (arrestati oggi) per vendicare l’omicidio di Antonio Gaetano detto biscotto, ammazzato sul lungomare. Inoltre, sempre dal carcere, Marsicano dettava le linee strategiche del gruppo attraverso una serie di utenze telefoniche clandestine.
La sua volontà era quella di organizzare un’immediata vendetta nei confronti del gruppo Carillo-Cuffaro, attraverso le armi che aveva a disposizione e che secondo gli inquirenti erano in quel momento alla custodia di Gennaro Gaetano, padre di Antonio.
Nelle intercettazioni emerge la volonta di Marsicano: “A me ora dovete darmi una gioia, uno…uno di loro deve sentire lo stesso dolore che sto sentendo io..va bene, mi raccomando datemi questa gioia..”una volta che si fa questo la gente si cacano sotto”.
Marsicano fa poi riferimento ad una pistola dal particolare potenziale balistico, sottolineando l’oculatezza con la quale avrebbero dovuto usare il munizionamento impiegandolo in maniera idonea e precisa in modo tale che per uccidere gli obiettivi
sono sufficienti appena tre colpi.
Addirittura Marsicano promette ai suoi complici che, qualora fossero riusciti ad uccidere almeno uno dei due soggetti autori dell’agguato in danno di Antonio Gaetano, avrebbe loro destinato una quota economica maggiore: “una volta che sifa questa cosa io mi levo i soldi, a me mi date 1500 e viprendete voi 1350, così li gestisci tu e Cucimelio…”.
Omicidio Gaetano ‘Biscotto’, tra gli arrestati nel blitz a Pianura c’è anche il suo killer