PUBBLICITÀ
HomeCronacaRacket a Secondigliano, condannato il ras della Vanella Grassi

Racket a Secondigliano, condannato il ras della Vanella Grassi

PUBBLICITÀ

Cinque anni. Questa la condanna inflitta quest’oggi al ras Paolo De Lucia che un anno fa aveva avvicinato gli operai di una ditta impegnata in lavori di ristrutturazione su uno stabile su Corso Secondigliano chiedendo soldi per la Vanella Grassi. Con queste accuse era così finito in manette lo zio del più famoso Ugo indicato come killer dei Di Lauro e già coinvolto nell’omicidio dell’innocente Gelsomina Verde.

Ad eseguire l’ordinanza di custodia cautelare in carcere gli uomini del commissariato Secondigliano (guidato dal vice questore aggiunto Tommaso Pintauro e coordinati sul campo dall’ispettore Luca Boccia). De Lucia era finito così in manette con l’accusa di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. In sede di interrogatorio di garanzia, l’uomo, difeso dall’avvocato Salvatore D’Antonio, aveva ammesso parzialmente le proprie colpe escludendo la richiesta di denaro per il clan.

PUBBLICITÀ

La denuncia contro il ras della Vanella Grassi

De Lucia era stato arrestato con la stessa accusa quattro anni fa: in quel caso le manette scattarono in seguito alla denuncia sporta dai titolari di un’attività commerciale della zona di Scampia, ai quali De Lucia e sue complici, nel periodo natalizio, chiesero il pagamento di diecimila euro e diversi telefoni Apple Iphone.

Nel corso dell’ultimo raid De Lucia avrebbe chiesto somme agli operai presenti nel cantiere: fondamentale si era rivelata la denuncia dell’architetto Marco Carusone, titolare di un’azienda specializzata in attività edilizie. Costituito parte civile, il manager era assistito dal penalista Giuseppe Alesci, mentre è stata decisiva anche la presenza come parte civile del Fai Antiracket Secondigliano associazione Nicola Barbato (che era rappresentata dal penalista Alberto Saggiomo).

PUBBLICITÀ
PUBBLICITÀ