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venerdì, Marzo 29, 2024
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Casalesi colpiti dai pentiti eccellenti, boss e parenti tra le gole profonde del clan

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Gli arresti eccellenti, i maxi-sequestri e i racconti dei pentiti stanno facendo implodere il clan dei Casalesi. La temutissima camorra casertana si sta sfaldando proprio a partire dal disfacimento dei vincoli familiari, gli stessi che resero potente l’organizzazione. Nel marzo del 2024 è arriva la clamorosa decisione del superboss: Francesco Schiavone ha iniziato a collaborare con la giustizia.

Nel novembre del 2021 Walter Schiavone, figlio secondogenito del boss Francesco Sandokan, decise di aiutare le indagini della magistratura. Inoltre nel 2018 il fratello Nicola iniziò a conferire sui rapporti con i politici, gli imprenditori e dei rapporti con gli altri clan.

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CARMINE SCHIAVONE E LA CONDANNA DELLA CUPOLA DEI CASALESI

Carmine Schiavone iniziò a collaborare con la giustizia nel 1993, perciò è considerato il primo pentito dei Casalesi. Le sue deposizioni furono determinanti per il maxi-blitz che portò all’arresto di 136 arresti di affiliati al clan e da quell’operazione derivò il processo Spartacus. Al termine del processo furono condannati il cugino Francesco, Michele Zagaria e Francesco Bidognetti, ritenuti i vertici della cupola.

‘O NINNO, I RAPPORTI CON I POLITICI

Nel maggio del 2014 Antonio Iovine decise di volta le spalle al clan dei Casalesi. Da allora ‘o Ninno iniziò ricostruire ai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli il complesso delle attività e i rapporti di uno dei più potenti clan: dalla gestione delle attività criminali alle guerre fra organizzazione fino ai rapporti con esponenti politici. Iovine è da sempre considerato uno dei 4 capi dei Casalesi, insieme a Francesco Bidognetti, Francesco Schiavone e Michele Zagaria. ‘O Ninno è stato condannato all’ergastolo in via definitiva al termine del processo Spartacus.

ANNA CARRINO, LA COMMARA DI BIDOGNETTI

Anche Anna Carrino, ex compagna di Francesco Bidognetti, è una collaboratrice di giustizia. Lei è stata per molti anni al vertice del cartello casertano rimanendo fedele compagna del capo dei Casalesi e l’interprete dei pizzini dal carcere. Inoltre Carrino prese in mano il clan mentre Bidognetti era recluso: “Mi chiamavo la commara, perché ero la compagna di un boss di Casal di Principe. Oggi sono un’altra donna che si divide tra casa e lavoro. Ho fatto la scelta pesante di abbandonare i miei figli. Nel 2007 ho avuto paura di essere uccisa. Presi 7 valigie e 20mila euro, dopodiché lasciai Casal di Principe dopo 30 anni. Pensavo a miei figli Gianluca e Teresa e mia nipote Lidia. Quando mi arrestarono a Roma iniziai a collaborare perché alla fine se andavo in carcere mi facevano la pelle e se uscivo mi avrebbero ammazzato“, confidò nella trasmissione Rai Belve.

LE PAROLE DE ‘O BRUTTACCIONE

Domenico Bidognetti, detto ‘o Bruttaccione e cugino di Cicciotto ‘e Mezzanotte, è stato uno dei più spietati killer del clan dei Casalesi fino al 2007 quando decise di collaboratore di giustizia dopo 7 anni di carcere di carcere duro.

IL POTERE DEL CLAN DEI CASALESI: LA RELAZIONE DELLA DIA

La realtà criminale della provincia di Caserta ha come epicentro il Comune di Casal di
Principe dove le più recenti evidenze investigative hanno documentato la persistente
operatività del cartello camorristico dei Casalesi. L’enorme documentazione giudiziaria al
riguardo ha delineato l’evoluzione della struttura di quello che è stato definito dai magistrati
“senza tema di smentita, il più potente gruppo mafioso operante in Campania…dai connotati più similari alle organizzazioni mafiose siciliane che alle restanti organizzazioni camorristiche campane”

Secondo le ricostruzioni processuali, la consorteria ha conosciuto diverse fasi. Fino al 1988,
nella provincia casertana ha operato un unico gruppo criminale con al vertice la famiglia
Bardellino e, in posizione subordinata, i gruppi Schiavone, Bidognetti, Iovine e De
Falco. Successivamente, questi ultimi, dopo aver deliberato l’omicidio del capo carismatico
dei Bardellino e dei suoi uomini di fiducia, sono subentrati nella direzione del clan dei
Casalesi gestendo i relativi affari illeciti anche grazie ad una “cassa comune”. Nel tempo si
sono susseguiti scontri cruenti, arresti e collaborazioni con la giustizia, che hanno determinato incisivi mutamenti nei rapporti di forza, fino al raggiungimento degli attuali equilibri. Oggi, i sodalizi che formano il cartello dei Casalesi risultano organizzati su confederazioni in cui ciascun clan preserva una autonoma leadership e capacità gestionale mantenendo con le altre formazioni articolati rapporti collaborativi

L’EFFETTO DEI PENTITI SUL CLAN

Secondo la Dia il quadro di conoscenze sull’operatività e la struttura si è arricchito grazie alle informazioni fornite dai nuovi eccellenti pentiti del clan dei Casalesi. Le gole profonde della cosca stanno consentendo di ricostruire, ad esempio, l’evoluzione e i rapporti con il mondo dell’imprenditoria e della pubblica amministrazione.

Dunque le numerose vicende giudiziarie sembrerebbero aver inciso sulla struttura federativa dell’organizzazione criminale. Le varie fazioni gestirebbero, ormai, autonomamente il proprio territorio e le connesse attività illecite. Tuttavia l’organizzazione conserverebbe peculiari caratteristiche di struttura dotata di una forza di intimidazione e assoggettamento tale da contenere le scissioni interne.

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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