L’attore e doppiatore Pino Insegno ha avanzato una proposta, che può sembrare quasi una provocazione, durante un intervento all’Università di Chieti. Invitato da Antonio Fullone, nuovo direttore del reparto formativo dell’Università per aspiranti agenti penitenziari, Insegno ha lanciato il suo appello: “Basta Mare fuori, mare dentro, mare di fianco con i comandanti falsi. Bisogna riuscire a fare una fiction vera sulla polizia penitenziaria”.
La proposta di Insegno per una fiction più realistica
Il conduttore de l’Eredità ha presentato la sua idea durante un incontro realizzato in collaborazione con la scuola di specializzazione dell’esecuzione penale “Piersanti Mattarella” e il ministero della Giustizia. All’evento, come riportato da Fanpage, hanno partecipato 61 allievi vice direttori penitenziari e 42 agenti. Nel suo intervento, Insegno, ha incoraggiato i presenti ad immaginare una fiction che racconti davvero il loro lavoro, capace di “Mostrare le storie di umanità che ci sono dietro il vostro mondo, far dire con gioia ai vostri figli che tipo di lavoro fate”.
Le critiche di Pino Insegno alla serie “Mare Fuori”
Il conduttore ha poi criticato la serie Mare Fuori, considerandola una rappresentazione falsata del sistema penitenziario, dove i “comandanti falsi” diventano protagonisti di narrazioni che poco hanno a che fare con la realtà quotidiana di chi lavora dietro le sbarre. E’ vero, infatti, che la serie, trasmessa su Rai 1, abbia costruito un immaginario forte ma discusso del carcere minorile, dando vita talvolta anche a forme di emulazione ed idealizzazione che preoccupano educatori e operatori del settore.
La proposta di Insegno si inserisce in questo dibattito, offrendo una prospettiva alternativa che mette al centro chi il carcere lo vive dalla parte delle istituzioni. Non mancano, tuttavia, alcune criticità legate al nome di Pino Insegno. Per prima l’amicizia con la premier Giorgia Meloni è qualcosa che, puntualmente, viene fatto notare da stampa e addetti ai lavori. Al di là di questo, la provocazione di Insegno solleva un interrogativo tutto sommato lecito: è possibile raccontare la complessità del sistema penitenziario senza cadere in versioni edulcorate e distanti dalla realtà?

