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giovedì, Aprile 18, 2024
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Preso durante una cerimonia, ai domiciliari il ras dei Di Lauro Giovanni Cortese

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Ha ottenuto i domiciliari Giovanni Cortese, alias ‘o cavallar, esponente di rilievo del clan Di Lauro. Il suo legale, l’avvocato Claudio Davino, è così riuscito, in sede di Riesame a far ottenere per il suo assistito la detenzione a domiciliare: Cortese dunque lascia il carcere di Santa Maria Capua Vetere e potrà fare ritorno a Secondigliano. O cavallar, uomo di punta del clan Di Lauro e ‘pezzo da novanta’ del clan era infatti finito in manette il mese scorso a San Marcellino. Una notizia anticipata da Internapoli.it (leggi qui la notizia). Si trovava infatti presso il locale Tenuta del Barone. All’arrivo dei carabinieri si era nascosto all’interno di una cella frigo della cucina del ristorante venendo poi scoperto. Questo per aver violato la misura della sorveglianza speciale a cui era sottoposto. Ad ammanettarlo i carabinieri di San Marcellino coordinati dal gruppo di Aversa del tenente colonnello Donato D’Amato. Cortese rappresenta un ‘pezzo di storia’ del clan Di Lauro. Di lui hanno parlato diversi collaboratori di giustizia indicandolo come il ‘regista’ della rinnovata intesa tra il clan Di Lauro e la Vanella Grassi per l’approvvigionamento di droga,.

La scalata di Cortese nel clan Di Lauro

Una scalata nel clan di Ciruzzo ‘o milionario iniziata nel mondo dei ‘cavalli di ritorno’ e nella provincia di Napoli con un ruolo di capopiazza a Melito. Il primo verbale è di Vincenzo Lombardi, ex componente del braccio armato del clan agli ordini di Cosimo Di Lauro.  «Giovanni Cortese ’o cavallaro aveva il ruolo di controllo del rione Berlingieri, in particolare il controllo dei cosiddetti “cavalli diritorno”, acquistando direttamente dai ladri o rapinatori le autovetture per poi contattare i proprietari e fare i cavalli di ritorno. Nel corso della faida si è avvicinato a Pica,anche per fargli conoscere affiliati esterni al rione quali Maurizio Maione, i fratelli Pacchina e altri ancora».«Giovanni Cortese – ha poi continuato il collaboratore di giustizia Lombardi – si è occupato delle estorsioni a Melito. A tutte le persone affiancate da Giovanni Cortese a Giuseppe Pica, nel senso che le indicava per valutarle da un punto di vista criminale, venivano affidate mansioni diverse: chi doveva portare soldi, chi doveva occuparsi del mantenimento dei ragazzi nel rione».

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