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venerdì, Marzo 29, 2024
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“Racket pagato col reddito di cittadinanza”, la rivelazione del pentito Cristiano di Arzano

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Il lockdown del 2020 ha mandato in crisi anche i clan della provincia di Napoli. Il blocco di ogni tipo di attività ha prosciugato anche le casse delle cosche camorristiche. Questo dettaglio è emerso lo scorso 28 luglio dalle dichiarazioni rilasciate dal collaboratore di giustizia, Pasquale Cristiano, che ha descritto la situazione del clan della 167. In un verbale rilasciato al sostituto procuratore della Dda di Napoli, l’ex boss in Ferrari di Arzano ha raccontato la situazione finanziaria del clan riscontrata al momento della sua scarcerazione che avvenne in piena zona rossa.

UNA CASSA VUOTA

Il 7 aprile 2020 sono stato sottoposto ai domiciliari. Cosa del tutto inaspettata per i Monfregolo che pensavano di poter sfruttare il momento. Sono uscito nel lockdown, in un periodo critico per Arzano. Avevo lasciato un fondo cassa di 30mila euro al momento del mio arresto e circa 40 mila euro di droga. Io pensavo che potesse essere addirittura cresciuto il fondo cassa. E, invece, non trovai proprio più niente. Addirittura debiti per forniture di droga, per il noleggio delle autovetture e addirittura con i negozi di abbigliamento o alimentari“, ha rivelato Cristiano.

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Secondo il neo-pentito anche uno storico affiliato si lamentò della mancata mesata, ciò nonostante, smentì di voler passare all’altro gruppo. “Lo tranquillizzai dicendo che c’ero io e gli dissi che dovevamo assestarci.  Mariano Monfregolo venne a casa mia con omissis, ci appartammo e mi illustrò la situazione dicendomi che praticamente non era rimasto nulla di soldi e avevano solo debiti e problemi. Mi disse però di aver creato la piazza di spaccio di ‘o tumor, della quale voleva prendersi il merito e anche di aver fatto una nuova lista delle estorsioni”.

IL RACKET CON IL REDDITO DI CITTADINANZA

Dunque le riorganizzazioni del giro del racket e dello spaccio sarebbero serviti per rimpinguare le casse del clan di Arzano che, in quel momento, era addirittura in rosso. “Mi fece vedere una lista di 20-25 nomi ma con quote di 100, massimo 200, euro. Il totale non arrivava neppure a 3000 euro. Gli dissi che non era proprio nulla e avrebbe solo attirato l’ostilità del paese. In quel momento gli stracciai la lista, e dissi di dire a quei commercianti che non dovevano più pagare. Tra questi c’era anche una pizzeria, il cui proprietario venne da me piangendo e dicendo che doveva utilizzare il reddito di cittadinanza della moglie per pagare la quota“.

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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