Ventiquattro anni per cercare di conquistare ampi spazi dell’area flegrea. Ventiquattro anni dall’omicidio di Antonio Ivone ‘Cocozza’ avvenuto in via Tertulliano alla fine dell’agosto del 2000. Con un’unica costante: il desiderio di Massimiliano Esposito ‘o scognat di fare il ‘grande salto’ nella malavita e di conquistarsi spazi di autonomia. Questa la motivazione dietro il delitto per cui il boss di Bagnoli (ancora latitante) è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare insieme a Luigi Bitonto. Ordinanza che si somma a quella per associazione e estorsione eseguita due giorni fa dagli uomini della squadra mobile per il boss di via Di Niso. A puntare il dito contro Esposito diversi collaboratori di giustizia tra cui Marco Conte che ha spiegato che, oltre ad Esposito e Bitonto, quel giorno il commando era composto da lui, Massimiliano De Franco, Raffaele Giogli e Pietro Esposito, quest’ultimo deceduto. Un omicidio nato perché il quel periodo Esposito, a quel tempo colonnello del clan D’Ausilio, era entrato in contrasto con i Rossi-Sorprendente.
Il reale obiettivo però sarebbe dovuto essere un altro come spiegato dallo stesso Conte:”Ho partecipato all’omicidio di IVONE Antonio. L’omicidio di IVONE è stato commesso nell’agosto 2000 ed è stato ammazzato perché ESPOSITO Massimiliano voleva impadronirsi, dal punto di vista camorristico, di tutta la zona flegrea e pertanto cercava di eliminare possibili avversari. L’IVONE era parente di tale “figlio di papele” ed una sorellastra di IVONE era fidanzata con ZINCO Rodolfo, nostro avversario in quanto esponente del clan ROSSI. BITONTO Luigi aveva ricevuto la notizia che lo ZINCO si trovava nella zona dei “tartulliani”, al Rione Traiano epertanto partimmo per vedere se lo stesso stava in zona. Eravamo quattro macchine e precisamente una Fiat Bravo di colore celestino con a bordo ESPOSITO Massimiliano, da solo; poi vi era una Punto di colore blu, tre porte, con alla guida BITONTO Luigi, da solo all’interno della macchina; dietro vi era una Yaris di colore nero con a bordo DE FRANCO Massimiliano, ESPOSITO Pietro e GIOGLI Raffaele, queste persone armate; poi vi ero io, da solo, con la Fiat Tipo bianca a me intestata. Iniziammo a fare un giro per Bagnoli per individuare lo ZINCO o qualsiasi altro avversario”. Il racconto di Rossi prosegue fino all’ indiividuazione di Ivone:”Siamo passati per sotto l’abitazione di Bruno ROSSI; ritornando siamo passati per il Rione Traiano ed il BITONTO individuò l’IVONE Antonio quale nostro avversario. L’IVONE si trovava fuori al chiosco sito nella zona dei “tartulliani” seduto su di una sedia di plastica bianca. Noi, con tutte e quattro el autovetture ci fermammo poco innanzi. Non uscimmo dalle macchine ed il BITONTO affiancò la macchina di ESPOSITO Massimiliano conversando con il predetto e l’ESPOSITO prese la decisione di uccidere l’IVONE”.
Addirittura come raccontato da Conte la madre della vittima provò a difendere il figlio scagliandosi contro i killer ma ricevendo solo un colpo in testa, colpita con il calcio della pistola. Altro racconto degno di nota quello del collaboratore di giustizia Felice D’Ausilio figlio del boss Domenico ‘o sfregiato:”A quel tempo eravamo un gruppo di ragazzi e ci siamo trovati contro Bruno Rossi, che unificò i gruppi flegrei contro di noi che cercavamo di avere il predominio su Cavalleggeri, Bagnoli ed Agnano.
L’omicidio rientra in questa contrapposizione. Specifico che all’epoca volevamo stare per conto nostro ma ci trovammo contro il gruppo di Bruno Rossi che era di Bagnoli e voleva egemonizzare le zone dove stavamo noi.
Asettembre 2000 Bitonto e Giogli, ora collaboratore di giustizia, si sono staccati ed Esposito Massimiliano rimase solo. L’allontanamento ci fu successivamente agli omicidi di cui ho parlato”.