Un «sostegno immediato, soprattutto a neonati e anziani», da abbinare ad una «veloce conclusione dei lavori di messa in sicurezza» che consenta «quanto prima il rientro nelle nostre case». È l’appello lanciato dalle 14 famiglie residenti nel palazzo del quartiere nell’edificio di viale Traiano 281 e via Orazio Coclite 13 sgomberate lo scorso 19 giugno per problemi di staticità al palazzo situato nel quartiere Soccavo.
Circa 50 persone sono attualmente ospitate in una struttura pubblica non distante dalle proprie abitazioni ma, nonostante l’accoglienza, chiedono un ritorno alla normalità che per loro vuol dire rientrare nelle proprie abitazioni.
Le voci
Ilaria Quindici, mamma di una bambini di poche settimane e di un bimbo di 3 anni, è esausta. «Vogliamo che al più presto inizino gli interventi di messa in sicurezza. La mia bambina aveva soltanto 5 giorni al momento dello sgombero. All’inizio non è stato facile, poi piano piano ci siamo adattati». Nonostante ciò, aggiunge Ilaria, «chiediamo la vicinanza e aiuto dal Comune, ci sentiamo abbandonati. Per mio figlio avevo richiesto il campo estivo ma non c’è stata risposta». Dopo la pausa estiva si ipotizzano delle novità propedeutiche al percorso di rientro ma le 14 famiglie dicono di non avere in merito certezze. La stessa Ilaria Quindici sembra brancolare nel buio: «Al momento non ci sono tempi certi di rientro ma chiediamo maggiore considerazione perché qui, oltre ai bambini, ci sono anziani e disabili e tante situazioni che meritano attenzione».
Rosalba Iorio accudisce Antonio, suo papà di 98 anni costretto a muoversi sulla sedia a rotella e a utilizzare delle protesi per i minimi spostamenti. «Da 61 anni – afferma la Iorio- mio papà abita abita nella palazzina sgomberata, restare ancora a lungo nell’attuale sistemazione significa complicargli le cose». Il motivo è presto detto. «Gli spazi sono angusti, anche quelli per andare in bagno. Purtroppo, siamo stati seguiti dalle istituzioni solo nei giorni immediatamente successivi allo sgombero, poi più nulla». Per tali motivazioni, conclude con un appello Rosalba, «chiediamo tempi certi per il rientro nelle nostre abitazioni. Sono oramai quasi due mesi di calvario».
Luigi Volognino pur riconoscendo «una iniziale assistenza, dal cibo ad altre necessità, prolungare oltre lo sgombero significa per noi solamente convivere con la precarietà e l’incertezza. Il Comune e gli altri organi competenti spero si diano una mossa».