[nextpage title=”Il nuovo reggente”]La recente scarcerazione di Gesualdo ‘Aldo’ Sartori è destinata a scompaginare gli assetti criminali a Napoli est. Il ras è stato infatti assolto dall’accusa di aver partecipato all’ estorsione presso il ristorante Amore Carnale di Volla, inchiesta culminata qualche giorno fa con la condanna per i componenti del gruppo De Martino XX. Con Sartori nuovamente libero i Mazzarella ‘recuperano’ alla loro causa un pezzo da novanta del gruppo indicato come il grande tessitore dell’accordo che ha unito, nei mesi scorsi, i clan della periferia orientale.
[nextpage title=”Omicidio Reale”]Ancor prima per Sartori era arrivata un’altra clamorosa assoluzione, quella relativa all’omicidio di Patrizio Reale. Omicidio che ha già visto condannati in primo grado i ‘colonnelli’ dei D’Amico-Mazzarella. Diverso l’iter per Sartori fin dalle prime battute con un nuovo epilogo scritto per l’uomo indicato da numerosi pentiti come il demiurgo del recente accordo tra gli stessi Mazzarella e i De Micco di Ponticelli. Sartori era infatti già stato assolto dal gip del tribunale dei minorenni. E pensare che l’iniziale richiesta del pubblico ministero era stata di 18 anni. Fondamentali le argomentazioni del suo legale, l’avvocato Leopoldo Perone, che ha completamente smantellato il quadro accusatorio.
[nextpage title=”La decisione della Cassazione”]
Il legale aveva già ottenuto per il suo assistito la revoca della misura cautelare, decisione presa a seguito dell’annullamento della Cassazione che aveva accolto il ricorso di Perone relativo alle esigenze cautelari. Il gip senza nemmeno attendere la fissazione del nuovo riesame aveva poi deciso di revocargli la misura. Quando fu eseguita l’ordinanza del gip nei suoi confronti l’avvocato Leopoldo Perone si vide annullare il provvedimento al Riesame. Contro tale decisione il pubblico ministero presentò ricorso ma la Cassazione annullò con il ‘ritorno’ della decisione al Riesame che cambiò la sua decisione con un’ordinanza di custodia cautelare.
[nextpage title=”L’omicidio nella guerra”]
Contro questo provvedimento il legale però presentò un’ulteriore ricorso con la Cassazione che annullò nuovamente con un terzo ‘ritorno’ al tribunale della libertà. Secondo la ricostruzione di Umberto D’Amico, e di quella di altri collaboratori di giustizia i ‘Gennarella’ (soprannome con cui vengono identificati i D’Amico di San Giovanni a Teduccio) penetrarono nel cortile di un palazzo sicuri di trovare ‘Patriziotto’ che fu colpito a morte mentre un altro affiliato che era in sua compagnia, Giovanni Nocerino, rimase ferito. Un omicidio che rappresentò uno dei momenti più cruenti della lunga guerra tra i due schieramenti, nemici da sempre.
[nextpage title=”Le dichiarazioni di Umberto D’Amico”]
D’Amico ha raccontato ai magistrati come andò quel giorno e chi erano i componenti del commando spiegando che in quell’occasione ebbe il ruolo di ‘staffetta’: «Ho commesso l’omicidio di Patrizio Reale con il ruolo di staffetta nel 2009. I mandanti sono mio padre Luigi, mio zio Salvatore, e mio zio Gennaro. Esecutori materiale Gesualdo Sartori e Armando De Maio. Ciro Ciriello ha fatto da staffetta come me. A sparare è stato Armando. Il motorino lo abbiamo bruciato a Marigliano. La pistola l’ho buttata abbascia a Marina, dove sta Porto Fiorito. Era una 38 special. lo ero sulla mia macchina Classe B dorata insieme a Ciriello Ciro. Gesualdo e Armando erano su uno scooter, SH nero rubato. Gesualdo alla guida e Armando dietro. A sparare è stato Armando. Il motorino Io hanno bruciato Armando e Gennaro. La pistola l’ho buttata io. Per quanto riguarda la decisione, eravamo a tavola a casa di mio zio Gennaro, io, i miei zii Salvatore e Gennaro.Improta Gennaro, mio padre, Sartori. Avevamo saputo che Patrizio Reale ci voleva uccidere e che spacciava in casa. Con la scusa di comprare l’erba avevamo deciso di ucciderlo in casa. Mandammo Sartori a comprare la droga e lui gli apriva. Dopo tre o quattro volte, abbiamo mandato Gesualdo Sartori con Armando De Maio per l’omicidio. Siamo arrivati presso l’abitazione di Patrizio Reale, sotto la quale c’è un circoletto all’interno dì un cancello. Io e Ciriello ci siamo fermati fuori. Gesualdo e Armando sono entrati, hanno sparato e sono taciti. Lo li abbiamo aspettati e li abbiamo seguiti fino a Pontecitra dove abita Armando. Abbiamo deciso di mandare Armando De Maio perché venendo da fuori era più facile che non fosse preso dalla Polizia».
