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venerdì, Aprile 19, 2024
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«Se dici hashish dici Polverino, serve il loro permesso per tutto», il traffico di droga spiegato dal pentito

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Il cartello smantellato questa mattina dedito al traffico internazionale di hashish dal Marocco conferma ancora una volta la leadership europea dei Polverino nell’importazione di questo tipo di stupefacenti. L’operazione è stata realizzata dai carabinieri della compagnia Roma Centro che hanno eseguito nelle province di Roma, Frosinone e Torino un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per 10 persone: 7 marocchini, un algerino, un italiano e un albanese. Il gruppo criminale trattava consistenti quantitativi di droga e utilizzava raffinate tattiche per nasconderla come “auto deposito” parcheggiate in luoghi strategici per lo spaccio o sotterrando quantitativi di media rilevanza in parchi e aiuole per poi prelevarne le singole dosi, per ridurre il “danno” in caso di intervento delle forze dell’ordine. Alla base di tale traffico i rapporti di alcuni indagati con esponenti di spicco del clan camorristico Polverino-Orlando di Marano di Napoli, arrivati a Roma per vari summit.

Un sistema che si snoda sull’asse Marocco-Spagna-Marano di cui ha dato più volta una spiegazione ai magistrati il collaboratore di giustizia Domenico Verde:«Mio nonno era molto legato a Lorenzo Nuvoletta così quando negli anni 1983-1984 ebbi bisogno di aprire una macelleria don Lorenzo Nuvoletta mi prestò 10 milioni di euro. All’inizio degli anni novanta cominciai a frequentare sempre più strettamente un gruppo di trafficanti di droga di Marano ovvero Giuseppe Simioli, Paolo Russo e Giuseppe Candela. Essi mi spiegarono le modalità con cui realizzavano il traffico di hashish dalla Spagna all’Italia. Fu così che Simioli mi rivelò che non solo faceva parte di un gruppo camorristico ma anche che era alle dipendenze di Giuseppe Polverino». In un altro passaggio vengono spiegate le modalità:«Il sistema era il seguente: gli affiliati al clan Polverino effettuavano le ‘puntate’ sulla spedizione, con quote tra i 20 e i 40 milioni di lire ciascuno. L’intera somma veniva consegnata in casa mia a Marano. Acquistavo l’hashish in Spagna, lo trasportavo in Italia e qui lo rivendevo, suddividevo i guadagni tra coloro che avevano fatto le puntate. In quel periodo ognuno di quelli che aveva fatto la puntata vedeva raddoppiare il suo capitale. Io ero diventato un vero e proprio quotista». Lo stesso sistema sopravviveva ancora oggi.

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