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venerdì, Marzo 29, 2024
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Sepolta viva mentre chiedeva perdono, così e morta Noemi Durini

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Ogni giorno sono i parenti di Noemi Durini a chiudere il cimitero di Specchia. Fare visita alla loro piccola, che gli è stata strappata via quel maledetto giorno di settembre a soli 16 anni, è diventato un appuntamento quotidiano per tentare di sentirla ancora vicina, ancora presente nelle loro vite piegate in due dal dolore.

E visto che ogni giorno sono gli ultimi a staccarsi dalla sua tomba sono diventati quasi dei i custodi silenziosi del posto, di cui accostano le porte prima di andar via. Noemi Durini, uccisa lo scorso 3 settembre dalla follia omicida del fidanzato, riposa in un sepolcro al centro del cimitero, un angelo in pietra che sostiene una corona di fiori con una foto particolarmente dolce della ragazza, scelta dalla sua amata nonna. Quella tomba è  il simbolo dell’amore per Noemi: ricorda la cameretta di un’adolescente, piena di fiori e di ricordi di ciò che le piaceva, comprese le moto che Noemi adorava.

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Si percepisce nei piccoli oggetti che la giovane era amata da tutti, piccoli ricordi lasciati lì ad indicare un pensiero, un saluto insieme a una preghiera per la sua vita brutalmente interrotta. Ma in quel monumento funebre c’è anche tutta l’impotenza dei famigliari ma anche della comunità intera di impedire una tragedia avvenuta quasi sotto i loro occhi, sentendo su di sé la responsabilità per non aver potuto e saputo come salvarla da quel destino atroce. Attorno al dolore quella che circonda il ricordo di Noemi è una famiglia unita nonostante il divorzio dei genitori, nel tentativo di non lasciarla mai sola. Un’atmosfera amorevole anche nel dolore che ha ripreso a bruciare come il primo giorno in queste ore, dopo l’esito dell’autopsia che ha certificato l’asfissia come causa della morte svelando che Noemi venne sepolta ancora viva dal suo carnefice mentre implorava pietà.

 

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