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Sgominata la banda dei ‘cardellini’, il capo arrestato nel Napoletano

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Ieri la Polizia Metropolitana di Napoli ha dato esecuzione ad un’ordinanza cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Torre Annunziata su richiesta della Procura della Repubblica nei confronti di 7 persone gravemente indiziate del reato di associazione per delinquere finalizzata alla cattura e al commercio illegali di fauna selvatica, con base a Poggiomarino, e ad un decreto di perquisizione domiciliare e sequestro emesso dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata nei confronti di oltre 40 persone nelle province di Napoli, Salerno, Caserta e Avellino.

Arrestato il capo della banda dei ‘cardellini’

Nei confronti del capo e promotore dell’associazione è stata disposta la custodia cautelare in carcere, nei confronti di un altro indagato è stata applicata la misura cautelare degli arresti domiciliari, nei confronti di altri quattro indagati è stata disposta la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel Comune di residenza, cumulata, per tre di essi, con l’obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria, mentre nei confronti del settimo indagato è stata disposta la misura cautelare del divieto di dimora nel Comune di Poggiomarino.
I reati per cui si procede, oltre a quello associativo, sono quelli di furto (dei cardellini, specie protetta, ai danni del patrimonio indisponibile dello Stato), ricettazione, maltrattamento di animali e quello di cui all’art. 30 lettera l) legge n. 157/1992 (commercio di fauna selvatica), per un totale di oltre 80 capi di imputazione.

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L’organizzazione da Poggiomarino alla Campania

Le indagini, svolte dalla Polizia della Città Metropolitana di Napoli e coordinate da questa Procura della Repubblica, che si sono avvalse del supporto tecnico della Lipu, hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in ordine ad una organizzazione criminale dedita stabilmente alla cattura e al commercio illegali di cardellini e di altre specie protette di avifauna, con base a Poggiomarino, ma operante in tutto il territorio campano (da Caserta a Salerno passando da Benevento ed Avellino).

Un cardellino venduto a 8mila euro

I cardellini, specie particolarmente protetta dalla L. n. 157/92 e dalle Direttive Europee, secondo quanto emerso dall’indagine, venivano catturati con le reti da bracconieri senza scrupoli e rivenduti al promotore dell’associazione per delinquere che li smistava ad altri acquirenti ed intermediari, con prezzi che partivano da 100euro fino ad arrivare anche a 8mila euro per ciascun esemplare, dopo un periodo di cattività per affinare il canto melodioso.

Bracconaggio e mercato clandestino

Dalle indagini, che si sono avvalse di intercettazioni telefoniche, monitoraggi con telecamere, appostamenti condotti dalla Polizia Metropolitana, Sezione Ambiente, Nucleo Antibracconaggio e G.T.O.I., è stato possibile accertare un’articolata e complessa realtà criminale in cui operavano soggetti stabilmente dediti al bracconaggio ed al commercio illegale di esemplari di avifauna protetta (cardellini principalmente), che venivano, poi, immessi, a scopo di lucro, nel mercato clandestino a prezzi anche molto elevati in ragione delle loro doti canore.

In particolare, è emerso come l’organizzazione criminale si avvalesse di bracconieri professionisti che con cadenza quasi quotidiana catturavano decine e decine di cardellini, usando reti e trappole illegali nonché i cardellini “incamiciati” o “di bacchetta”, volatili legati ad uno spago che venivano fatti volare per piccoli tratti, per richiamare altri esemplari (tale pratica, del tutto illegale, causa gravi lesioni e sofferenze estremamente dolorose agli uccelli ad essa sottoposti).

Ammazzavano i rapaci

I bracconieri, inoltre, utilizzando modalità di cattura che non consentivano una preventiva selezione dei volatili, non esitavano ad ammazzare anche i rapaci, come i gheppi, anch’essi specie protetta, finiti casualmente nelle reti, schiacciando loro la testa con un sasso.
I cardellini, una volta catturati dai bracconieri, venivano poi consegnati giornalmente (poche ore dopo la cattura) presso un garage a Poggiomarino, al capo dell’organizzazione, il quale immediatamente si attivava riuscendo a rivendere numerosi volatili a decine e decine di acquirenti che ogni fine settimana si presentavano presso il predetto garage. Durante le indagini, infatti, le videocamere installate dalla polizia giudiziaria hanno immortalato, in alcuni casi, una vera e propria fila di clienti che attendevano l’apertura del garage da parte del capo dell’associazione o dei suoi sodali.

L’addestramento per farli cantare meglio

L’attività intercettiva ha inoltre consentito di accertare che i membri dell’associazione, al fine di ottenere un maggiore guadagno dalla vendita dei cardellini, provvedevano ad “addestrarli” mediante pratiche particolarmente crudeli, al fine di migliorare le loro caratteristiche canore e, quando tali condotte non portavano ai risultati sperati, procedevano alla eliminazione dei volatili sempre con modalità riprovevoli.

Nello specifico, dalle intercettazioni effettuate, è stato possibile monitorare il momento in cui taluni degli indagati procedevano ad accecare i piccoli volatili, sottoponendoli ad indicibili sofferenze come documentato dagli strazianti versi registrati, perché un cardellino cieco canta continuamente, in risposta ad ogni piccolo rumore. E’ stato possibile accertare, inoltre, come i membri dell’associazione trattassero come degli oggetti i piccoli animali, addirittura vantandosi di aver eliminato crudelmente taluni volatili che, per le loro caratteristiche canore, non avrebbero garantito un profitto, sbattendoli contro un muro o lasciandoli morire di inedia.

L’associazione, infine, poteva contare su ulteriori sodali con ruoli intercambiabili, i quali si occupavano sia di procacciare nuovi acquirenti in favore del gruppo criminale, sia di acquistare, da ulteriori bracconieri, cardellini dall’elevato valore economico al fine della successiva rivendita.

Cosa sono i presicci

In Campania è estremamente diffuso il traffico illegale di cardellini, che vengono catturati a migliaia, soprattutto nei periodi della migrazione primaverile ed autunnale, e ammassati in piccole gabbie, l’uno sull’altro, in precarie condizioni di igiene, con la conseguenza che in genere la metà di essi muore, mentre i sopravvissuti vengono immessi nel circuito del traffico illegale dei collezionisti.

I “presicci”, come vengono chiamati i cardellini appena catturati, valgono circa 15/20 euro ad esemplare ma, tenuti in cattività, affinano il loro canto, cosicché il loro prezzo aumenta da centinaia a migliaia di euro ad esemplare. Lo stato di cattività, in cui vengono tenuti gli esemplari catturati, in piccole gabbie, anche al buio, spesso determina una vera e propria mattanza degli stessi, in grado di cagionare una significativa riduzione del numero degli esemplari liberi in natura ed una conseguente riduzione della biodiversità degli ecosistemi depredati, con danni significativi per l’ambiente.

Gli strumenti degli allevatori illegali

Nel corso delle perquisizioni, sono stati rinvenuti, allo stato, oltre 270 esemplari di cardellini e di altri volatili di specie protette o esotiche, tenuti in cattività, alcuni accecati o imbracati per essere utilizzati come esca per catturare altri uccelli, dei quali 40 esemplari sono già stati liberati mentre gli altri verranno liberati in prosieguo, all’esito di un periodo di osservazione, avuto riguardo alle loro precarie condizioni di salute, e decine di canarini, detenibili in cattività ma maltrattati, nonché numerosi strumenti utilizzati per la cattura dei volatili, quali richiami acustici, chiavette USB con riproduzioni di canti dei cardellini, altoparlanti, gabbie-trappola, lacci, trappole da uccellagione e reti.

All’esito delle formalità di rito, l’arrestato destinatario della misura della custodia cautelare in carcere è stato associato alla Casa Circondariale di Poggioreale, l’altro arrestato è stato posto agli arresti domiciliari presso la propria abitazione, mentre agli altri indagati sono state notificate rispettivamente le misure del divieto e dell’obbligo di dimora.

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