Brutte notizie per i lavoratori dello stabilimento Stellantis di Pomigliano d’Arco. L’azienda ha comunicato alle Rsu un nuovo prolungato periodo di cassa integrazione che colpirà lo stabilimento nel mese di ottobre, aggravando una situazione già critica. A questa misura si aggiunge anche una significativa riduzione della produzione della Fiat Panda, uno dei modelli di punta del sito campano.
Altri 8 giorni di cassintegrazione
Secondo quanto riferito dall’azienda, la sospensione delle attività riguarderà le unità di montaggio della Panda e della Tonale/Hornet, nonché i reparti di Lastratura, Verniciatura, Stampaggio, Plastica e gli Impianti generali. Il fermo produttivo si estenderà per otto giorni, dal 24 al 31 ottobre, che si sommano ai giorni già previsti del 4, 7, 14 e 21 ottobre, portando a un totale di dodici giorni di cassa integrazione in un solo mese.
Un numero così elevato di giorni di CIG non si registrava nello stabilimento dal 2010, l’anno in cui venne effettuata la ristrutturazione dello stabilimento sotto la guida di Sergio Marchionne e venne firmato l’accordo per la produzione della Fiat Panda.
Contestualmente, Stellantis ha annunciato ai sindacati una graduale riduzione della produzione della Panda a partire dall’8 ottobre. Le vetture prodotte per turno passeranno dalle attuali 395 a 320, un calo significativo che riflette le difficoltà del settore. Al contrario, la linea di produzione del modello Tonale manterrà l’attuale ritmo produttivo, con 150 vetture al giorno su un unico turno alternato.
Le organizzazioni sindacali hanno immediatamente reagito, proclamando uno sciopero nazionale per il 18 ottobre, con l’obiettivo di accendere i riflettori sulla crisi che sta colpendo il settore automotive in Italia. I sindacati di categoria denunciano da tempo la mancanza di investimenti e le incertezze sul futuro delle fabbriche italiane, e lo stabilimento di Pomigliano ne è un esempio emblematico.
La cassa integrazione e la riduzione della produzione preoccupano non solo i lavoratori dello stabilimento campano, ma anche l’intero settore, già provato dalle trasformazioni del mercato e dalla transizione verso la mobilità elettrica, che sta imponendo sfide strutturali alle case automobilistiche europee.
La mobilitazione del 18 ottobre sarà un momento decisivo per dare voce alle preoccupazioni dei lavoratori e per chiedere al governo e alle aziende del settore risposte concrete sul futuro industriale del Paese.

