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mercoledì, Maggio 8, 2024
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Stop alle auto diesel e benzina, 70mila posti di lavoro a rischio al Sud: trema anche Pomigliano

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A rischio settantamila posti di lavoro con il via libera definitivo dell’Europarlamento allo stop nel 2035 delle auto con motore a Diesel e benzina. L’Anfia ha infatti più volte parlato delle incredibili difficoltà che potrebbe affrontare l’Italia allo stop Europeo.

I settori maggiormente a rischio 

Il 25% delle aziende che producono componenti per motori termici coinvolte è nel Mezzogiorno e i 70mila posti a rischio si concentrerebbero soprattutto in questo settore. La maggior parte dei posti a rischio sono di aziende di piccola e media dimensione. L’ex segretario confederale della Cisl Natale Forlani ha poi spiegato che: “le conseguenze delle scelte europee sono destinate anche a riflettersi sulle persone che lavorano nelle sedi dei concessionari, nelle riparazioni dei veicoli e nella distribuzione di carburanti. Attività che forniscono lavoro a circa 570 mila persone per un valore della produzione equivalente al 16% del Pil“.

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Lo stop alle auto a Diesel e benzina

Il via libera sull’eliminazione di auto a benzina e a diesel sembra non essere poi così lontano, motivo per cui i rappresentanti dei 70mila dipendenti a rischio stanno già allertando sulle cause legate al via Europeo. A spiegare è Ferdinando Uliano, leader dei metalmeccanici Cisl per il settore auto, che dice: “Sapevamo ormai che si sarebbe andati in quella direzione“. Continua poi: “Non a caso, le grandi compagnie dell’auto si stanno già muovendo, per loro addirittura le produzioni dei motori esotermici dovrebbero diventare obbligatorie dal 2030. Con il paradosso però che dal 2025 dovranno essere realizzati i nuovi motori Euro 7, ovvero bisognerebbe investire in una produzione che dopo 5 anni non dovrà esistere più. Chi volete che sia davvero interessato a spendere questi soldi?

La corsa verso le auto elettriche potrebbe essere letale per il mercato del lavoro italiano in questo settore. “Il ministro Urso ci ha confermato la disponibilità di risorse per 6 miliardi per i prossimi 6 anni ma difficilmente basteranno ad evitare pesanti contraccolpi su aziende e lavoratori” continua Uliano. “La nostra componentistica è strutturalmente più debole rispetto a quelle dei Paesi competitor europei e americani“. Le componenti di un motore elettrico sono molte meno rispetto ad uno tradizionale, questo creerebbe una “falla” trai dipendenti.

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