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Telefonini scovati nel carcere di Secondigliano, blitz all’Alta Sicurezza

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Operazione all’alba di ieri della Polizia Penitenziaria al contrasto al traffico di cellulari nel carcere di Secondigliano. I Baschi Azzurri del Corpo, coordinati dal dirigente penitenziario dottoressa Russo, in ambienti comuni che ospitano detenuti in regime detentivo di Alta Sicurezza hanno ritrovato e sequestrato di nove cellulari, di cui sette modello Smartphone e due modello micro oltre a diversi carica batterie e cavetti usb.

A dare la notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, per voce dei dirigenti Raffaele Munno e Donato Vaia. “Il Sappe, sindacato più rappresentativo, plaude all’operato del personale che, nonostante la carenza di personale e di mezzi idonei, è sempre in prima linea nel contrasto di questa diffusa illegalità”.

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La denuncia del sindaco penitenziario

“L’ingresso illecito di cellulari negli istituti è ormai un flusso continuo”, denuncia Donato Capece, segretario generale del SAPPE. E ricorda che non è la prima volta che il SAPPE chiede nuovi provvedimenti per inibire l’uso di strumentazioni tecnologiche nelle sezioni detentive. “Non si contano più i rinvenimenti e i sequestri di questi piccoli apparecchi. Le vie d’ingresso diventano molteplici, non ultima anche quella aerea a mezzo droni che sempre più spesso vengono avvistati e intercettati – ha aggiunto Capece -. La cosa grave è che denunciamo queste cose ormai da 10 anni e nessuno ha ancora fatto qualcosa”, aggiunge il leader del primo Sindacato della Polizia Penitenziaria. “Le donne e gli uomini del Corpo sono quotidianamente impegnati nell’attività di contrasto all’introduzione di telefoni cellulari ed alla diffusione della droga nei penitenziari per adulti e minori. E nonostante la recente previsione di reato, nel Codice penale, per ingresso e detenzione illecita di telefonini nelle carceri, con pene severe che vanno da 1 a 4 anni, il fenomeno non sembra ancora attenuarsi. Vanno adottate soluzioni drastiche come la schermatura delle sezioni detentive, delle celle e degli spazi nei quali sono presenti detenuti, all’uso dei telefoni cellulari e degli smartphone”.

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