E’ un vero e proprio terremoto giudiziario quello scatenato dalla pronuncia, questa mattina, della Corte d’Assise di Napoli (II sezione presidente Barbarano). Il processo di secondo grado per l’omicidio di Francesco Balestrieri, ucciso nell’aprile del 2014 con dieci colpi come ‘punizione’ del suo clan, i Pesce-Marfella di Pianura, si è concluso con tre ergastoli cancellati. I giudici hanno inflitto a Salvatore Marfella (difeso dall’avvocato Leopoldo Perone), Giuseppe Foglia (difeso dall’avvocato Raffaele Chiummariello) e Lorenzo Carillo (difeso dal penalista Sergio Cola) vent’anni di reclusione ciascuno cancellando di fatto il giudizio di primo grado. Massimo della pena confermata per Emanuele Bracale mentre per il collaboratore di giustizia Pasquale Pesce ‘bianchina’ stabiliti undici anni di reclusione.
Per la Procura le indagini consentirono di accertare che Pasquale Pesce e Salvatore Marfella, quali reggenti all’epoca del clan Marfella decretarono l’omicidio del Balestrieri poichè quets’ultimo aveva iniziato a commettere estorsioni in autonomia nel territorio del clan. Lo stesso ‘bianchina’ all’epoca del suo pentimento dichiarò di essere uno degli ideatori di quella che doveva essere una ‘punizione esemplare’ a dimostrazione della ferocia del clan. Dopo l’omicidio, Lorenzo Carillo si occupò, su diretta disposizione del boss Pasquale Pesce, del “recupero”dei killer Foglia e Bracale e conducendoli in località esterna al quartiere di Pianura, in tal modo allontanandoli dal luogo teatro dell’omicidio appena commesso.